A cosa dare importanza sul lavoro

Alla fine è una questione di priorità, ma sopratutto di cosa significa importanza.

Ciao a tutte e tutti,

sono Luca Capriotti e questa è Coltura aziendale, l’unica newsletter che vi disturba durante il vostro caffè.

Se non siete ancora iscritti, e avete voglia di farlo senza avermi letto, eccoci qua:

oggi volevo parlarvi di una cosa a cui ho pensato a lungo in questi giorni.

Come stabiliamo cosa è importante sul lavoro?

Di solito CIELO DICONO: un manager, un lead, qualcuno ci dà indicazioni. Se siamo un pochino svegli, di fronte a carichi di lavoro importanti, chiediamo ai nostri superiori: a cosa devo dare importanza?

Ma che significa importanza?

Il termine viene dal latino, importantia, ed ha una grossa attinenza con porta dentro, in-porto, da cui comunemente deriva che ne so IMPORTARE, nel gergo commerciale o nel gergo di geografia alle medie (le importazioni e le esportazioni della Germania, per dire).

Su Una parola al giorno ho trovato però il nesso tra porto dentro, rendo mio in qualche modo, e il senso che gli diamo oggi comunemente.

Qualcosa che coinvolge, che importa, che interessa. Continua:

Una persona importante è influente, ha un campo, muove fili — causa, potremmo dire, inseguendo quella sintesi poetica che solo le parole cotte nell’atanor della lingua per millenni sanno avere. Un affare, un pranzo, un’abitudine, un risvolto importante hanno un impatto, promettono di proiettare degli effetti. Questo, rendiamoci conto, è il nostro metro di giudizio implicito. Ciò che merita di essere notato è ciò che nel dòmino del mondo butta giù più tessere: questa è l’immagine su cui s’impernia il concetto cardinale di ‘importante’.

Questa cosa mi sballa: una persona importante è ciò che merita di essere notato, e ciò che merita di essere notato è ciò che nel dòmino del mondo butta giù più tessere.

Scritto benissimo, ovvero: la causa scatenante di una cascata di effetti. Quando ragioniamo nel complesso momento in cui cerchiamo di mettere ordine nei task dovremmo imporci di pensare: cosa ha grosse ripercussioni? Su di me, sugli altri, sul team? Cosa è davvero importante?

Come gestire le priorità? 🔔

Personalmente, uso da tanti anni Todoist. Non prendo soldi da loro, però funziona bene, e mi salva veramente la vita tra scadenze e task.

Su Todoist si possono impostare le priorità P1, P2, P3, P4, e questo mi allena di continuo a dare importanza crescente ai task. Mi ritrovo molto in questo thread su Reddit, non recentissimo, nello specifico:

Le cose importanti sono quelle che avrebbero conseguenze reali nel mondo se non le completassi in tempo. Non sono mai molte per ogni giorno, al massimo 2 o 3.

E quando le completi, la giornata è un po’ più ok. Ammesso che la nostra vita dipenda dal completare task importanti, ma questo è un altro discorso.

Ci sono tantissimi video su come rimanere organizzati sul lavoro, ma questo mi piace molto:

Anche questo video mi ha molto aiutato:

Se invece preferite una newsletter, beh questa spacca:

Buona giornata a tutte e tutti!

L'economia di guerra per l'AI

L'AI cambia il mondo del lavoro, ma rischia di cambiare pure i nostri valori

Ciao a tutte e tutti,

sono Luca Capriotti e questa è l’ennesima puntata di Coltura aziendale che vi racconta le ultime novità sul mondo del lavoro ogni lunedì, a meno di cataclismi tipo quello dell’ultima settimana, con febbrone di tutta la famiglia ad impedirmi fisicamente proprio con un termometro in mano di scrivere.

Se non sei iscritto a Coltura aziendale, puoi rimediare subito:

Un post per iniziare a parlare lo prendo da LinkedIn, c’è molto, e parla di una lunga lettera ai dipendenti di Google, in particolare quelli che si occupano di Gemini, di Sergey Brin.

Sergey Brin, co-fondatore di Google, ha sollecitato i dipendenti del team AI a lavorare 60 ore alla settimana e a essere presenti in ufficio quotidianamente per accelerare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale generale (AGI).

Brin ha sottolineato che la competizione nel settore AI è intensa e che Google deve "potenziare" i suoi sforzi per mantenere il primato.

Un po’ di contesto: Brin sta chiedendo di fatto di sprintare, ad una parte dell’azienda che è sotto pressione, probabilmente perché in ritardo in un panorama estremamente competitivo. Tutte e tutti pensano che Google avrà un ruolo di primissimo piano nell’innovare ulteriormente il nostro utilizzo dell’AI, ma per ora ChatGpt è sinonimo di conversazione con AI. Andatevi a provare Perplexity, se volete sapere a proposito come potrebbero essere le ricerche in futuro.

Qui un bel video per imparare ad usarlo:

Cosa ci dice il discorso di Brin? Che, vale la pena dirlo, è stato leakato, non era previsto che finisse in mano alla stampa.

Non entro nel merito del post, potete farvi una vostra idea, ma chiaramente c’è ENORME pressione su chi sta lavorando su AI, e in generale quando c’è pressione le aziende tornano sui passi che conoscono meglio: lavorare tanto, lavorare insieme, lavorare in sede.

Ora, per contesto: Google non cambia, per ora, la politica ibrida che sta perseguendo. I suoi dipendenti continuano ad andare in ufficio 3 volte a settimana.

Il discorso qui è sulle ore di lavoro: si è parlato a lungo di lavorare meno, perfino 4 giorni a settimane. Lavorare di più, come Brin suggerisce, deriva solo da gap di Google? O nasconde un’idea di fondo, che il nostro sistema di valori, diritti acquisiti, idee, perfino la nostra idea di benessere sia profondamente a rischio nel contesto geopolitico attuale? Che alla fine, siamo sull’orlo di tante guerre, che siamo di fronte a scelte di economia di guerra, tutta una serie di notizie e concezioni ci stanno forse convincendo sempre di più che tutta questa struttura di diritti alla fine CI SVANTAGGIA?

Il tema è più profondo di lavoro ibrido, lavoro in sede, e non è questione di portare acqua a questo o quel mulino.

Il tema molto ampio è: in questo momento globale, che tipo di società vogliamo? Che idea di lavoro stiamo perseguendo? Quella dei nostri padri? O dovremo tornare all’economia di guerra dei nostri nonni, una guerra diversa, magari virtuale, fatta di droni, attacchi informatici, inquinamento informativo e fake news ed elezioni influenzate da potenze straniere?

Brin sembra pensare che, in un momento estremamente delicato, sprintare sia necessario. Ovviamente la guerra dell’AI in un contesto senza tensioni è puramente una guerra industriale o aziendale. Ma in un contesto sempre più ad alta tensione? Non è MOLTO di più?

Cerco di ricapitolare un attimo:

1. L’IA come campo di battaglia geopolitico

• Concorrenza USA-Cina: La corsa all’AGI è parte di una rivalità più ampia tra Stati Uniti (con Google, OpenAI, Meta) e Cina (con aziende come DeepSeek), che investono miliardi per controllare una tecnologia considerata critica per la sicurezza nazionale e l’egemonia economica17. Ovviamente si tratta di una guerra tecnologica, ma molti investitori sono attori politici, pensate solo a Musk, e alla sua querelle con Altman, CEO di OpenAI.

• Reazioni normative: L’UE cerca di imporre regole stringenti sull’IA, ma Google e altre big tech stanno cercando di indebolire queste proposte, temendo di perdere terreno nella competizione globale1.

Brin non usa esplicitamente il termine "economia di guerra", ma il suo memo ne incarna la logica:

• Produttività estrema: Le 60 ore settimanali sono definite il "punto ottimale" per evitare burnout ma mantenere un ritmo insostenibile per periodi prolungati56.

• Centralità del lavoro in presenza: Brin insiste sulla presenza fisica in ufficio ("almeno ogni giorno feriale"), rifiutando modelli ibridi nonostante le preferenze dei dipendenti.

• Automatizzazione del lavoro umano: L’invito a usare l’IA di Google per scrivere codice ("diventare i codificatori più efficienti al mondo") suggerisce una visione in cui l’uomo è strumentale allo sviluppo di tecnologie che potrebbero sostituirlo26.

Non solo: nessuno parla di ETICA

In questo contesto, la parola etica sta scomparendo da radar:

• Rischio di collasso sociale: L’approccio di Brin è stato paragonato alla "corsa ai armamenti" della Guerra Fredda, dove l’ossessione per il primato tecnologico trascura implicazioni etiche e sociali. La Future of Life Institute ha accusato Google di aver abbandonato i principi di sicurezza nell’IA.

• Reazioni dei lavoratori: La richiesta di orari prolungati contrasta con le rivendicazioni della Gen Z per flessibilità e benessere, rischiando di alimentare malcontento e sindacalizzazione.

• Proiezioni distopiche: Max Tegmark, esperto di IA del MIT, ha twittato sarcasticamente: "Google 2025: ‘Fck it!’"*, criticando la deriva dell’azienda.

Le nostre scelte lavorative e formative cambiano tutto: in questo contesto, saper usare AI o no, sapere cosa comporta, come ci sta cambiando, cambia letteralmente TUTTO. Non siate naif, non siate ingenui, non siate sprovveduti. Usate AI responsabilmente.

A presto e buona settimana!

Sul lavoro NON sul palcoscenico

Anche se molte cose che stiamo vedendo sembrano recitate

Ciao a tutte e tutti,

questa è Coltura aziendale e io sono Luca Capriotti.

Siete di fronte al vostro caffè, e vi state interrogando se valga la pena il tutto. Ed ecco che arriva la newsletter del lunedì, a farvi cadere il caffè. Qui sotto vi potete iscrivere se non siete iscritti:

Prima di tutto, le notizie di rassegna della settimana nel nostro podcast. Le potete sentire mentre leggete il resto:

Da un po’ di tempo rifletto sul concetto di rappresentazione teatrale sul lavoro. Fatemi spiegare: in qualche modo, non solo le dinamiche di ufficio, devo dire, ma in generale molti fatti sembrano rappresentati, più che vissuti. Forse contribuisce alla mia impressione il fatto che alla fine sia veramente tutto ripreso dai nostri cellulari.

Lo dico su due livelli: il primo riguarda il fatto che certe cerimonie, certi obblighi, certe obbedienze sembrano un po’ rappresentazioni teatrali, e nemmeno troppo divertenti.

Il secondo livello è sulla capacità di preservare qualcosa di vero. Troppo spesso in ufficio si vedono sorrisi da cerimonia, false cortesie, malevolenze e in generale il gioco dell’appioppare agli altri qualcosa che potrebbe ricadere su di te. Errori, idee sbagliate, insomma tante cose che formano contesti lavorativi opachi.

Riconoscere cosa è vero 🫥

Tutto parte da un presupposto: dobbiamo riconoscere cosa è vero. Le persone genuine, reali, con un senso del reale. Che sono sincere e aperte. Che condividono. Che non si fermano al formalismo.

Su Quora ho trovato questa domanda:

Come ti proteggi dalle persone false? La collega mi ignora quando la saluto, ma quando c'è il capo finge di essere gentile con me. Perché le ragazze mi fanno questo? Anch'io sono una donna e sono gentile con loro, ma loro fingono sempre di essere gentili con me.

Alcune risposte sono sensate:

Ecco cosa devi fare: accetta che sono persone orribili, capisci che la loro opinione non ha alcuna influenza sul tuo valore e continua semplicemente a fare ciò che fai normalmente.

Non vogliono rispondere? Nessun problema, continua comunque a salutare. Nel caso peggiore: ti eserciti a essere una brava persona, e alla fine saranno visti fare lo stesso, mostrando agli altri la loro vera natura.

Non puoi controllare il comportamento degli altri, e devi imparare ad accettarlo e andare avanti. È molto difficile e spiacevole, ma ti sarà utile a lungo termine.

Vale la pena considerare che questa persona potrebbe soffrire, e non lo fa per cattiveria. Spesso le persone mi considerano uno stronzo perché parlo raramente, ma soffro di depressione e ansia. Assicurati di trarre le giuste conclusioni.

Qui ci sono un paio di concetti potenti: non puoi controllare cosa fanno gli altri, o cosa dicono di te. Fare la brava persona addestra un po’ la nostra anima a diventare migliore. Comportamenti migliori ci rendono migliori. A poco a poco.

Così come comportamenti disonesti, falsi, o semplicemente degradati ci fanno afflosciare un po’, APPASSIRE.

Un altro utente sceglie l’elenco puntato:

Chi sono le persone false?

• Persone le cui parole e azioni non coincidono.

• Che fingono falsamente di essere virtuosi.

• Chi finge di essere felice del tuo successo in realtà è invidioso.

• Non importa chi sarebbe disposto a discutere, che sia logico o meno.

• Un uomo/una donna con le sue opinioni ben precise e con un atteggiamento ristretto nei confronti della vita e delle persone.

• Che sono maleducati, arroganti e sempre interessati al confronto, come se avessero sempre qualcosa da dimostrare.

Come affrontare le persone false

Come affrontarli?

Su Quora c’è una bella risposta:

Ignora ignora e ignora completamente.

1. Se ti chiamano a qualche festa, inventati una scusa.

2. Se vogliono parlarti, per favore fatti scusare.

3. Se ti chiedono aiuto, di' loro che non puoi aiutarli a causa dei tuoi impegni, ma proponi loro diverse alternative che potrebbero aiutarli.

4. Non ascoltare nessuna delle loro stronzate e non prenderle mai sul serio.

5. Comportatevi come se queste persone non esistessero sulla madre terra.

6. Non fidatevi mai di loro.

7. Siate diplomatici con loro, non dite né sì né no.

8. Non parlare mai della vita o di argomenti critici davanti a loro, potrebbero usarli senza scrupoli.

9. Il consiglio migliore è di tenere la bocca chiusa e osservare. Se non dici niente sono sicuro che queste persone si annoieranno di te e si frustreranno e chissà potrebbero lasciarti per sempre in pace.

Direi che l’identikit delle persone false suona un po’ a tutte e tutti, se ci pensate.

Ok, in alternativa?

L'articolo "Come difendersi dai colleghi falsi" offre strategie per riconoscere e gestire colleghi che manifestano comportamenti invidiosi o scorretti.

Strategie suggerite in sintesi:

• Mantenere la calma: Evitare reazioni impulsive che potrebbero peggiorare la situazione.

• Stabilire confini chiari: Limitare le interazioni con colleghi falsi, concentrandosi sulle proprie responsabilità.

• Documentare i comportamenti scorretti: Annotare episodi specifici per avere prove concrete in caso di necessità.

• Comunicare apertamente: Affrontare il collega in questione in modo professionale, esprimendo le proprie preoccupazioni.

• Coinvolgere le risorse umane: Se la situazione persiste, rivolgersi al dipartimento HR per assistenza.

Ah, promemoria: le HR sono fantastiche, perlopiù. Ma rappresentano l’azienda. Cercate di ricordarvelo.

Torno sull’altro livello: se invece tutto sembra uno spettacolo teatrale, con le sue cerimonie, le sue battute pre-impostate?

Probabilmente c’è qualcosa del lavoro che è un po’ stare sul palcoscenico, per tanti motivi. Ma c’è un po’ di occhio tuo demotivato se vedi tutto come un 🎭 . In realtà, dobbiamo cercare scampoli di realtà. Si tratta dell’unico modo per trovare uomini e donne che abbiano qualcosa di concreto dentro. Di umano.

A presto

buona giornata