La verità è che non ti concentri abbastanza 🧘🏻♂️
Ok, in questi giorni tutti parlano di quanto sia brava Shopify a tagliare i meeting, ma (leggi titolo ora)
Buongiorno a tutte e tutti, facciamo un minuto di propaganda, dopo le feste ci sta tutto sono tornato super carico. Eccolo qui:
Ok, questa newsletter è abbastanza abituata a precorrere i tempi e i mores del mondo del lavoro. Per carità, non facciamocene un vanto, basterebbe leggere un po’ in giro, ma ok, di nuovo, leggere non è che vada molto di moda, ma insomma l’avrete letta la puntata di Coltura aziendale “Taglia ogni meeting che puoi”. Beh, risale al 4 aprile, e in questi ultimi 2-3 giorni avrete letto su quasi tutti i giornali generalisti la notizia che Shopify sta effettivamente tagliando le maxi riunioni con più di 2 persone, istituendo un giorno a settimana senza riunioni e via discorrendo. Quindi Shopify è in ritardo su questa newsletter di più di 6 mesi. Dai, poteva andargli peggio.
Non è che mi fossi inventato niente, lo dò per scontato, si tratta di un tema di cui si parla molto negli Stati Uniti d’America. Ed è tutto buono, tutto esatto, ma tutto dovrebbe nascere da una rinnovata Cultura Aziendale (che sembra quasi il nome di quella newsletter… sarebbe gravissimo fargli pubblicità di nuovo, proprio qui).
Che cosa intendo? Beh, sto leggendo il nuovo libro di Cal Newport. Ve lo voglio proprio linkare qui, perché è semplicemente una 💣. Seriamente, penso di aver già trovato la prima svolta del 2023. Avevo già letto di Newport “Minimalismo Digitale”, in cui chiedeva maggiore libertà dal proprio cellulare, dai social, e da tutto quello che ci incatena ad esistenze meramente dopaminiche. Ma qui la questione è meno monastica: quanto sai di concentrazione? E perché, di una cosa che ti serve così tanto per lavorare, sai così poco?
✂️ NON BASTA IL TAGLIO DEI MEETING
Ok, quindi il primo shift che vi propongo: tagliare i meeting è vitale, se dietro c’è la volontà seria di rivedere il nostro concetto di concentrazione. Se si capisce, insomma, che il meeting è una perdita di tempo perché ferma il nostro cervello, che è tipo certe enormi macchinone del caffè che, una volta fermate, per erogare il prossimo caffè devono far attendere tutto il ricircolo dell’acqua (l’ho regalata a mio suocero, però il caffè è ottimo, per testarla ne avrò presi 50 insieme, tutto molto bello a livello cardiaco).
Il nostro cervello ha un paio di concetti, senza spoilerarvi il libro che però dovreste davvero prendere se avete voglia di radicalizzare il vostro 2023, che mi piace dire, e mi piacerà dire a tutti (e quando dico tutti, come sanno colleghe e colleghi e amiche e amici e mia moglie, intendo proprio TUTTI).
Il primo: ci mette un sacco a riprendere il focus📌. Se stai facendo qualcosa, hai un meeting, una mail UN RUMORE NELL’OPEN SPACE (capite cosa paghiamo all’altare della serendipità che ha un senso certo, ma fino ad un certo punto) ed eccola là. Fermo il motore, deve ripartire. Un solo rumore, capite. Ok, gli open space vi servono per controllare, per rimpinzare quante più persone possibili in poco spazio. Ma qui ne va della produttività. E so che questa parola vi attiva.
Il secondo concetto che riguarda il nostro concetto è quasi scientifico. Si chiama attenzione residuale. Ogni volta che giriamo tipo periscopio la nostra attenzione verso qualcosa, ecco che lasciamo un pezzo di attenzione, un’oncia, un pound of flesh su quella cosa. Mi spiego meglio: arriva una mail, nemmeno rispondo, la apro solo. Questo click e questi pochi secondi lasciano là un pezzetto dei nostri neuroni, o per essere meno anatomici della nostra attenzione. E questo ha un prezzo da pagare perché, udite udite, il nostro cervello ha una specie di carica di attenzione che si esaurisce. Si può irrobustire, si può addestrare, ma si può pure esaurire. E se si esaurisce, il nostro cervello, sempre lui, va in modalità automatica. Surfa con superficialità. Ragiona meno in profondità, attaccandosi a tutti gli automatismi possibili. O, ancora più facilmente, si distrae da morire. Un grosso problema. Un po’ come nel calcio, scusatemi non calciofili: se una squadra esce dalla partita, poi non ci rientra.
🕳CONCENTRAZIONE PROFONDA
Newport, che è pure un bell’uomo per inciso, nel suo libro dà 4 grossi sistemi per impostare quella che lui chiama concentrazione profonda. Che è quella che fa vincere i Pulitzer, ma pure scrivere tesi, o semplicemente questa newsletter in tempi ragionevoli, senza che l’intera famiglia vaghi senza padre o i miei colleghi si chiedano che fine abbia fatto, forse perso in un viaggio intergalattico alla Rick e Morty.
Ci sono tantissimi modi per concentrarsi, ma vi faccio un mini spoiler: serve volontà di farlo, comprensione che non lo facciamo ma che è una cosa che possiamo addestrare. Alla fine, le abitudini, o meglio innestare abitudini positive nella nostra routine lavorativa potrebbe essere il miglior regalo che possiamo farci in vista di questo nuovo anno. La prima: trovare rituali per concentrarsi. In questo articolo, che è il nostro 💎 di oggi, viene citato Carl Honoré, acclamato autore di “Elogio della lentezza”:
“Everywhere, and especially in the long-hours economies, polls show a yearning to spend less time on the job,” Honoré writes. He gives the emergent movement an obvious name: Slow Work.
Slow Work, un altro concetto super interessante – il libro è del 2004, nel frattempo Honoré è diventato tipo il profeta del vivere lentamente – ma soprattutto facciamoci un favore. Ripensiamo la nostra routine, rimettiamoci un attimo al centro, non automatizziamo la concentrazione. Al nostro cervello non piace – non gli piace faticare, chissà da chi avrà ripreso – ma può fare tutta la differenza del mondo.
Ah, piccolo inciso. Come sempre questa newsletter ha una duplice chiave di lettura. Può essere saggia anche per i manager: ecco, prima ho fatto una battutina sugli open space. Cosa può fare un manager? Vi lascio un comodo elenco puntato prima di lasciarvi al lunedì:
Prevedere ed incoraggiare slot occupate sul Calendar comune solo per il deep focus
Impostare quanti più spazi privati possibili, pur nell’open space, in cui ci si può concentrare profondamente, e possibilmente a lungo.
Ridurre i meeting (eh, come Shopify, va bene), farli in piedi (io ci sto provando, vi assicuro che si riduce di molto la durata, e in generale lavorare in posizione eretta per alcune ore ha alcuni pregi importanti e ci sono stand appositi, ne parlavo l’altro giorno con una collega), OK
Prevedere dei corsi di time management, e in generale non aver paura di parlare di concentrazione, di monitorarla, di chiedersi e chiedere quali sono i migliori momenti della giornata, in cui ci si concentra di più.
Prevedere modalità di comunicazione asincrona e RISPETTARE il fatto che sia una comunicazione ASINCRONA, cioè non bisogna rispondere proprio subito, sennò semmai è sincronizzatissima.
Spero di non avervi spoilerato troppo, vi incollo per chiudere la fine dell’articolo del New Yorker (toh, sempre Newport):
La questione che sollevo qui non è se una settimana lavorativa più breve sia una pessima idea, ma se risolverà sufficientemente il problema ristretto ma urgente dell'aumento del burnout tra gli impiegati. Non credo che lo farà. L'autonomia che definisce la vita professionale di coloro che faticano davanti agli schermi dei computer ci ha portato nella trappola dell'eccessivo volume di lavoro. Non possiamo sfuggire a questa trappola espandendo il fine settimana. Alla fine dobbiamo prepararci per la sfida più grande di rallentare il ritmo della giornata lavorativa stessa.
E per farlo dobbiamo farlo noi. Non ci sono scuse, vie di uscita. Il lavoro lo fa chi lavora. L’azienda la fa chi ci lavora. La tua giornata la fai tu. Non automatizziamo, usciamo dal pilota automatico. E con questo, buon lunedì, la sfida più grande.
p.s.
Alla fine, qui in sordina, vi voglio dire che ho deciso di offrire, in aggiunta a questa newsletter, un paio di cose a pagamento. Lo dico a chi è arrivato fino a qui, quindi una specie di santo o santa. Quindi potrebbe essere interessato. Chi decide di supportarmi, ovvero paga, per inciso, avrà una lista ulteriore di consigli di lettura o altro (quindi un surplus di newsletter solo per lui)+ uno slot per una call di 30 minuti per chiacchierare insieme del contenuto della newsletter + 1 easter egg a mia scelta + 1 volta al mese 1 puntata di Podcast dedicato a Coltura aziendale. Che ci facciamo con una call. Ho pensato che è carino che aprite la mia newsletter, ma che questa cosa che sto scrivendo conta se le persone vere, reali, si interfacciano, si conoscono, fanno cose insieme. O si supportano, se serve (anche per consulenze, ma non è lo scopo di questa call, giuro, non il primario almeno). Ha senso se ci sporchiamo le mani gli uni con gli altri, dopo che vi ho infilato qualche idea in testa. Spero possa aiutarci ad essere dipendenti o manager migliori, insomma. Bastano 30 minuti? Beh, per starsi simpatici anche meno. Non mi va di mettermi a fare troppa pubblicità, la newsletter così come la conoscete sarà sempre gratuita, il paywall lo metto sotto e sarà sempre così.
Eccoci qui, finalmente soli. Ecco 5 consigli di lettura che vi do in aggiunta questa settimana, per riempire con felicità qualche buco tra le varie call o le riunioni o per godervi cose ben scritte:
Qui lo slot promesso per una call per conoscerci e fare 2 chiacchiere sulla newsletter
Una cosa personale: più parlo di concentrazione, e più mi rendo conto che il tema sia assolutamente urgente. E che in pochi lo affrontino come una cosa che ci riguarda da vicino, che riguarda il nostro cervello e che si rispecchia pesantemente sulla qualità del nostro e sulla quantità di tempo che serve per farlo.
Non se se tirerò fuori un corso interno in azienda, o esterno, o tutti e due, o magari un libro, ma penso sia un tema, quello di come usiamo il nostro cervello e la nostra umanità nel lavoro, che viene poco sviluppato. Si parla tanto di neuromarketing, e poco di persone. A presto, e grazie sempre della fiducia. Se sei arrivato fino a qui, grazie.
n.b. Piccolo spazio pubblicitario, se anche tu vuoi guardare nel futuro insieme a questa newsletter, puoi sempre farne una tua, come disse tanto tempo fa Fassino. Vediamo se vi votano.