Il Bad Boss ha superato ogni tempesta 🐊
Sono ovunque, tossici, ma riconoscerli e fare rete è l'unico modo di cambiare?
Buongiorno a tutte e tutti,
vorrei parlarvi a lungo dell’esperienza che ho avuto al Wall Festival grazie a questa newsletter, delle riflessioni che sono venute fuori, delle domande appassionate e di come anche smart talks possono diventare momenti reali di condivisione. Mi limiterò invece a sottolineare quanto sia buona la pasticceria più buona di Bolzano, di quanto sia stato tutto organizzato alla perfezione ma nessun* aveva previsto che, ok, Luca, puoi parlare tanto, però non così TANTO. Dovevo parlare 30 minuti, mi sono allungato almeno sui 45 (ok, di più). Qui sotto mentre mi dilungo, con sfondo GTA e No Man’s Sky, due videogiochi SUPER.
L’argomento mi appassionava molto (ho intrecciato il futuro del mondo del lavoro con lo sviluppo dei videogiochi Open World – due mondi che dicono molto di me) e niente è stato tutto fighissimo. Vi rimando a LinkedIn o Instagram per un resoconto più puntuale, mi limito a dire che sono super grato a Weigh Station che mi ha invitato, ed è andato tutto sopra ogni aspettativa. Siccome ci prendiamo sempre del tempo per lamentarci, mi sembra giusto ricavarci del tempo invece per festeggiare con voi questo piccolo 💎 di weekend.
Ok, ma col titolo che c’entra? Durante lo speech uno dei temi uscito con insistenza riguardava i manager. Alessandro Sahebi, un figo vero, radicale, aperto, inclusivo, e maledettamente efficace, ne ha tracciato un profilo raccontando le disuguaglianze sociali nel suo intervento, Valentina Rovro li ha dipinti alle prese con la settimana corta.
Ma quando si incontra un bad boss? Che si fa?
Secondo questo pezzo del Financial Times:
più di due terzi dei lavoratori americani affermano di aver avuto a che fare con un capo tossico e il 31% ritiene di lavorare attualmente sotto un bad boss, secondo un rapporto Harris Poll del mese scorso.
Siccome sono un curiosone, me lo sono andato a leggere questo report.
Vi metto qui gli highlights principali:
Molti datori di lavoro americani mostrano comportamenti dannosi come la definizione di aspettative irragionevoli (51%), il microtasking (49%) e il credit stealing (prendersi i meriti altrui, insomma) (48%).
Uno sconcertante 53% dei dipendenti americani confessa di lavorare nei fine settimana, nei giorni festivi o nei giorni di riposo a causa dei propri capi.
Il problema è diffuso: oltre due terzi dei lavoratori americani hanno avuto a che fare con un capo tossico e il 31% lavora attualmente sotto un capo tossico.
Gli americani sopportano ambienti di lavoro tossici principalmente per motivi economici (72%) e per fattori di convenienza, come la vicinanza a casa e orari di lavoro fissi (72%).
L'incertezza del clima economico (73%) costringe molti a sopportare capi tossici, che incidono sulla loro produttività, sulle loro prestazioni e sulla loro vita personale.
Più della metà di coloro che hanno capi tossici ammette di avere incubi su di loro (53%).
L'ansia derivante dai capi tossici è notevole, con il 73% che prova ansia da fine settimana per il ritorno al lavoro il lunedì.
Inoltre, il 41% ha fatto ricorso alla terapia per far fronte alla tossicità dei capi attuali o passati. I capi tossici spesso usano frasi come "Quello che dico è definitivo perché sono il capo" e "Sei fortunato ad avere un lavoro nell'economia di oggi" per esercitare il controllo.
Un numero significativo di dipendenti (66%) con capi tossici ha intenzione di licenziarsi non appena l'economia lo consentirà, un sentimento condiviso dalla metà di tutti i Millennials.
Sorprendentemente, nonostante le gravi conseguenze, i capi tossici non solo vengono tollerati ma anche promossi, con il 60% dei lavoratori americani che ne osserva l'ascesa.
C’è talmente tanto materiale in questi punti, che bisognerebbe scriverci un libro. Vale anche la pena ricordare che questo è il Financial Times, non è Il Manifesto o L’Unità.
Voglio solo sottolineare questa parte ulteriormente, perché è in parte l’identikit del bad boss:
la definizione di aspettative irragionevoli (51%),
il microtasking (49%)
il credit stealing (prendersi i meriti altrui, insomma) (48%)
Mi colpisce come disegnare scenari futuri folli, non di buon senso (e abbiamo già raccontato qui su Coltura aziendale quanto conti respirare il buon senso in ufficio) e sbalestrati sia la norma. Circa la metà degli americani, vi dicevo sopra, prende decisioni rilevanti nella vita e anche nel mondo del lavoro fidandosi del proprio istinto. Senza reali dati a supporto, seguendo generici indicatori o scenari economici fallibili, nella migliore delle ipotesi basati su presupposti in continuo cambiamento, nella peggiore totalmente insensati.
Questo significa che un CEO su due, spannometricamente, prende decisioni senza basi solide, fidandosi di generiche impressioni ideologiche, plasmate a volte dalla sua cerchia magica, a volte dal colpo di golf andato a segno o meno il giorno prima. Il fenomeno dei bad boss è di nicchia? Non direi:
8 persone LGBTQIA+ su 10 hanno avuto un boss tossico (contro le 7 etero cis)
Quali sono le conseguenze di un bad boss, di un manager tossico? Non le indovinerete mai: sono dei grandi macina-curricula. Calcisticamente, quello che Haaland fa con i gol, loro lo fanno con l’invio di cv dei loro dipendenti. Storicamente, il numero di letteree scritte da Cicerone è minimal rispetto ai cv scritti dai loro dipendenti.
Umanamente, creano frustrazione, performance orride, assalti alle HR, fuggi fuggi dall’ufficio e accessi continui su LinkedIn, a livello clickbaiting.
Cosa dice un toxic boss? Leggere se riconoscete qualche frase, e in caso ritornate alla prima opzione di cui sopra, e pure di corsa:
Ok, ma cosa NON fanno, oltre a quello che dicono:
Ovviamente se avete riconosciuto un bad boss, sapete pure che molte aziende lo premiano. A qualcuno lo stile tossico piace, affascina, il machismo ha sempre i suoi fanatici seguaci.
Cosa fare allora?
Prendo da questo pezzo 💎 :
E se il risultato fosse che il capo è veramente cattivo? Allora è il momento di una conversazione schietta. Le persone hanno spesso paura di dare feedback positivi, ma avere conversazioni di alto livello può essere fondamentale.
"Se vuoi sollevare un problema con il tuo capo, devi pensare a come inquadrarlo in modo che non si senta super minacciato e senza permettergli di ribaltare la situazione o impegnarsi in ciò che chiamiamo inversione colpa”, dice West.
Suggerisce di dire al tuo capo cosa ti piace del tuo ruolo o della tua relazione, e poi di concentrarti sull'allineamento degli obiettivi. "Chiedi: 'Quali sono i tuoi obiettivi per me e quali sono i miei obiettivi in questa organizzazione?' Devi entrare in punta di piedi in queste conversazioni. Guidare con i tuoi sentimenti, come "Sento che non ho importanza qui", attiva automaticamente le risposte alle minacce di un'altra persona, quindi non concentrarti sui comportamenti.
PARLATE. APERTAMENTE, IN MANIERA DIPLOMATICA E RAFFINATA, MA NON TACETE.
Ma che senso hanno i bad boss per voi? Prendetevi 5 minuti per leggere l’esperienza di questo writer con Glen, e cosa faceva col sushi a pranzo coi broker:
Ho lavorato per Glen per circa due anni. Durante quel periodo, ho imparato di più sulla gestione che in qualsiasi altro momento della mia carriera. Più specificamente, ho imparato a riconoscere una cattiva leadership. Ho imparato come il comportamento negativo influisca sul personale. Ho imparato come le persone si disimpegnano e si ritirano di fronte a una leadership distruttiva. In altre parole, ho imparato come non gestire le persone. Senza dubbio, l’esperienza mi ha reso un manager migliore oggi.
Qui la questione non è però perché questi squali si aggirino ancora tra noi, nonostante i buoni propositi del COVID-19, la crescente sensibilizzazione sul work-life balance e la mental health, e tutto il resto. Figuratevi, i coccodrilli 66 milioni di anni fa con quelle gambette sono sopravvissuti ai Dinosauri nascondendosi nella fanghiglia dei fiumi, quando un dannato asteroide ha chiuso il conto con uno dei capitoli più affascinanti della storia del mondo, quello dei grandi Rettili, che Dio li abbia in gloria.
Qui la questione è: se un board di persone può far fuori un tizio che ha tirato su l’azienda più suggestiva e change-maker degli ultimi decenni, da o a 80 miliardi di dollari (sto banalizzando, lo adoro quando banalizzo), figuratevi se contro i bad boss non si possono usare TUTTI gli strumenti a disposizione. Parlarne nei sondaggi aziendali, negli upwork feedback, con le HR, con gli altri capi che la pensano come voi. Anche in azienda si può fare grappolo, rete. Nessun manager è per sempre: in generale, un bad manager in un contesto così volatile fa scappare talenti, e far scappare talenti è forse l’unico vero peccato capitale che nessuna azienda può permettersi.
Voglio solo aggiungere una piccola postilla: siccome predico tanto su ‘sta benedetta umanità aumentata, ho una notizia anche per i manager tossici. Tutti e tutte possiamo cambiare in meglio, con il giusto contesto, il sacrosanto impegno e una certa dose di coraggio. Fate ancora in tempo, per tutte e tutti c’è una seconda, una terza, molte altre chance. Aprirsi agli altri costa fatica, empatizzare pure, riconoscere il valore delle emozioni perfino. Ma perfino voi potreste farcela.
Buona giornata a tutte e tutti
Un po’ di articoli fighi che ho letto questa settimana:
Un lungo pezzo di VICE sui meeting, eccessivi e lunghi
Come raggiungere più obiettivi, addestrando il nostro 🧠
La vita degli OVEREMPLOYED non è tanto bella