Ti possono davvero sostituire?🦿
La risposta non è affatto semplice, ma di base solo se l'uomo non fa l'uomo.
Buongiorno a tutte e tutti, buongiorno Alexa, buongiorno Chat Gpt3 e Siri e Google Assistant e Bixby e chi volete voi,
Scherzando, ho chiesto al celebre e oramai sulla bocca di tutti Chat Gpt3 appunto se io, da uomo, sarei in grado di apprezzare alcune sue frasi gentili, cortesi, consolatorie. Il nostro amico, attingendo alla sua finita seppur immensa libreria di contenuti, ha risposto che lui no, non può in effetti provare empatia per me, però le sue parole, avrebbero potuto consolarmi.
Perfino chi dice che l’empatia umana non si può sostituire dovrebbe ricredersi: gli scarni legami che, a volte perfino per convenienza spudorata, instauriamo a lavoro si possono serenamente sostituire. Certo, Chat Gpt3 può sostituire un copywriter. Specialmente se è pessimo, e ce ne sono migliaia, e hanno riempito Google per anni di immondezza. Ok, finisco di insultarli.
Detto ciò, il discorso mi interessa molto: oggi è lunedì, avete davanti le vostre mail, le vostre chat, quante di queste persone hanno un sincero e disinteressato legame con voi? Il robot, l’assistente virtuale può sostituire l’uomo se l’uomo non fa l’uomo.
Se si appiattisce.
Se si spegne.
Se si indebolisce in meccanismi produttivi schiavistici, se punta a immorali quantità piuttosto che serene qualità, se non capisce che il punto non è produrre di più, ma produrre meno, e meglio.
Ce lo dicono tutti, perfino gli ambientalisti, ma tanto non capiamo. Se ci fermano sul Grande Raccordo anulare ci viene pure voglia di buttarli di sotto. Non sia mai, ci fanno ritardare a lavoro, dove passeremo 8 ore lavorandone seriamente 3.
Non voglio parlare di altri temi, ma i nostri comportamenti meschinamente impiegatizi non significano che stiamo lavorando bene. Fare call di 2 ore in silenzio non significa apportare valore. 50 slide fatte perché ce lo ordina un account per ieri riciclando in fretta e furia non significa fatturare. Significa semplicemente lavorare male.
ORGANIZZAZIONE 🫀
Il grande tema che emerge, ancora di più ora che Chat Gpt3 ci invade, non è tanto se ci può sostituire. Il grande problema è se ci chiediamo seriamente quanto stiamo lavorando male, e perché, e come fare a lavorare meglio. Subire passivamente la vita ci relega a mediocrità, ci impone burnout, ci stritola in meccanismi di invio-cv-ok-stessa-shit-altri-cv infiniti.
La nostra carenza di motivazione a volte ci sorprende, ma quello che dovrebbe interrogarci è come mai non si riesce, dall’alto, a dare una direzione sensata, sostenibile, non finanzio-centrica a questo nostro vagare lavorativo.
Le logiche degli anni 30-40-50-60-70-80-90-00, sempre le stesse: le teste dei CEO di oggi quanto sono diverse dalle teste di 40 anni fa? Sono in grado davvero di ragionare con uno scarto apprezzabile? Intorno ci sono, eccome, giovani imprenditori seri, geniali, che creano piccole o grandi realtà, perfino unicorni italiani, lavorando sodo e proponendo una vision moderna.
Ma il resto dei nostri manager è pronto? Siamo in grado di impostare un’organizzazione seria, applicando al meglio tool, gestionali, idee, processi? O nemmeno ci interessa alla fine, presi dalle deadline, dagli investitori, dalle beghe noiosotte e i nostri piccoli spazi di potere?
La verità è che, perfino nel nostro sistema lavoro, la pandemia ha dimostrato e illustrato quella che, in questo pezzo super interessante (anche se il tema non è proprio questo) viene definita di rallentamento critico:
Prima di un punto di svolta in un sistema complesso, ci sono segnali di allarme che possono essere rilevati. Il più diffuso di questi segnali di allarme è il "rallentamento critico", il fenomeno che tutti conosciamo prima che il nostro computer si blocchi e, invece di prestare attenzione alle implicazioni di questo rallentamento della potenza di elaborazione, ci inceppiamo sui tasti per la frustrazione, raddoppiando le nostre richieste fino a quando il computer non si blocca. Sono questi i momenti in cui è più probabile che le informazioni vadano perse, se non sono state messe al sicuro con un sistema di archiviazione a lungo termine.
Un rallentamento critico indica che il sistema sta perdendo la capacità di raggiungere l'equilibrio precedente e viene invece attratto o trascinato in uno stato alternativo. È una perdita di resilienza, una perdita delle retroazioni negative che aiutano a mantenere un sistema radicato nella stabilità. Diversi sottosistemi sensibili alle soglie, come la foresta amazzonica, stanno già mostrando segni di rallentamento critico15.
Data la complessità del Sistema Terra, è difficile comprendere l'entità della perdita di informazioni attualmente in corso. Esistono, tuttavia, tentativi di quantificare la perdita di memoria nel Sistema Terra.
Mentre i nostri manager premono furiosamente i tasti, noi dovremmo pensare a come riscrivere tutto quello che stiamo vivendo. Sono le persone a fare le aziende, non viceversa. Non più.
FINITO IL PIPPONE 🤪
Ok, finito il pippone, vi rimando a questo bellissimo incipit di un articolo del The New Yorker:
Avevo diciannove, forse venti anni, quando ho capito di essere una testa vuota. Ero in un corso universitario di inglese e ci trovavamo in un'aula soleggiata per discutere di "Per chi suona la campana" o forse di "Le onde". Alzai la mano per dire qualcosa e improvvisamente mi resi conto che non avevo idea di quello che volevo dire. Per un attimo fui preso dal panico. Poi l'insegnante mi chiamò, aprii la bocca e le parole emersero. Da dove erano uscite? Evidentemente avevo avuto un'idea, per questo avevo alzato la mano. Ma non sapevo quale sarebbe stato il pensiero prima di pronunciarlo. Quanto era strano?
Più tardi, descrivendo il momento a un amico, ho ricordato come, quando ero bambino, mia madre avesse spesso chiesto a mio padre: "A cosa stai pensando?". Lui alzava le spalle e rispondeva: "Niente", una risposta che la irritava moltissimo. ("Come fa a non pensare a niente?", mi chiedeva). Io sono sempre stato nella squadra di papà; passo molto tempo senza pensieri, vivendo la vita. Allo stesso tempo, ogni volta che parlo, le idee si condensano dalla nuvola mentale. Stava accadendo anche allora, mentre parlavo con il mio amico: Stavo articolando pensieri non specificati ma presenti nella mia mente.
L’articolo intero è il 💎 di questa settimana, e li vale tutti i 5 minuti che servono a leggerlo:
How Should We Think About Our Different Styles of Thinking?
Quante volte non pensiamo a niente? E non riusciamo ad annoiarci, e aggrediamo il cellulare e poi i vari feed e ci gingilliamo per tantissimo tempo ed è notte, e poi recuperiamo tutto il tempo che sentiamo ci hanno rubato ne siamo certi fino alle 2 a vedere serie tv o a scrollare pigramente le homepage? O guardiamo video assurdi su TikTok, solo per “rilassarci”, per ore, ore, ore? Alla fine, non ci comportiamo molto diversamente da una famosa scena di Rick & Morty, con un nonno cetriolo. Solo che il cetriolo siamo noi, e non siamo geniali.
Non pensare a niente è uno stato mentale normale. Il nostro cervello è pigro, di base. E se non è allenato, o stimolato, ama tantissimo una stasi piaciona, molle, senza troppi ghirigori o picchi ormonali. Cervello pigro significa nessun pericolo: uno stato che il nostro essere uomini e donne ama e considera una condizione safe, perfetta. Peccato che, nel frattempo, ci dobbiamo rendere conto che intorno a noi succedono cose. Intelligenze artificiali mettono giù conversazioni più interessanti delle nostre.
Colleghi in qualche parte del mondo hanno idee.
Gli scienziati spezzettano pezzi di DNA per ringiovanire i topi, ecco un thread fighissimo,
e l’unica cosa di cui sentiamo il bisogno oggi è finire la giornata lavorativa. Per fare cosa? Per inciso, scrollare il cellulare in una costante perdita di tempo è TOSSICO. Non è relax SE CI COMANDA. Se non siamo noi a decidere, non è relax. Per inciso, un piccolo suggerimento non richiesto: cercate di impostare con cura dei tempi NO CEL, e dei tempi OK CEL. Funziona. Provato, è una bomba.
Il cervello 🧠 lo possiamo addestrare. Ci possiamo ritrovare veramente nel pieno del nostro essere uomini, o donne. Donne e uomini pieni, non svuotati, creativi, non vittime di codici o di OpenAI, padroni, non scrollatori maniacali. Poetici, non NON HO TEMPO, DEVO FATTURARE.
Vi serve una soluzione? Vi do un libro e un consiglio: piccoli, fondamentali cambiamenti possono rivoluzionare la nostra stanca routine. Veramente.
Anche questo libro può. Se cliccate sulla scritta vi rimando ad Amazon, e vi do pure il prezzo con tanto di talloncino (credo sia la quarta di copertina ma ok)
Forse ce la possiamo fare, anche se è lunedì.
Ah, ho deciso di aprire una funzionalità premium a tutti per gennaio intanto. Chi vuole farsi 30 minuti di chiacchiera per conoscerci e rompere un po’ la quarta parete, vedere se veramente sono ok come sembro, o semplicemente per non lasciarmi a marcire nella mail, può prenotarsi qui. Non mordo, a meno che non sia ora di pranzo.
Qualcuno lo ha già fatto: mi ha scritto, ci siamo simpatici per iscritto, e vorremmo conoscerci live. Questa newsletter serve a questo, anche. Ed è fighissimo.
Da qui sotto mi faccio 4 chiacchiere con gli abbonati, a tutti voi ciao ciao, buon lunedì, e grazie
Per voi che ancora non esistete, e che forse mi darete fiducia, una piccola lista di 3 articoli che ho letto in settimana:
qui si parla di come trovare la motivazione. Andrea Giuliodori è una specie di guru, in mezzo ad un mare di fuffa è uno che ha sempre avuto un approccio sano verso i temi dello studio, della crescita personale, con grande serietà.
Qui ho trovato una poesia che mi ha fatto riflettere e vi condivido:
Qui un super pezzo del The Atlantic su come non oggettivarsi, ma pensarsi come osservatori attivi. Vale tanto.
Infine, c’entra e non c’entra, ma questo studio su dove va l’informazione giornalistica serve a tutti, non solo a quelli del settore.