Se cantiamo innovazione sul lavoro
Su Bill Gates, il suo blog, e come essere innovativi ogni giorno.
Buongiorno a tutte e tutti,
so che il lunedì non è proprio il giorno dedicato all’innovazione: di solito lo usiamo per sopravvivere allo shock del ritorno alla vita normale del produci, pensa ai regali di Natale, spendi male il resto.
Oggi vorrei però un po’ stimolarvi sull’innovazione, nonostante abbia un gran mal di testa, la Lazio abbia perso e di certo non siamo tutti così piccoli da farci condizionare un weekend da 22 persone che corrono dietro ad un pallone, ma io sì. Comunque, pieno di umore nero, ho letto il blog di Bill Gates.
Non ho mai avuto particolare attrazione per i founder, i guru, i geni. Ne sono geloso, di solito quando ne sento parlare vorrei fare qualcosa per entrare nella leggenda, e allora di solito:
scrivo orride poesie su lontanissime ragazze con cui uscivo, che a malapena ricordo (COMUNQUE SEMPRE MENO BELLE DI MIA MOGLIE, CHE TANTO NON LEGGE MA NON SI SA MAI)
scrivo racconti horror arrivando a pagina 2, spaventandomi molto, e impedendomi di sapere come vado a finire
provo ad insegnare a mio figlio a lanciare il pallone di esterno, che io manco lo so fare ma cosa voglio insegnare, e infatti non credo che sarà un calciatore fenomenale ma questo non mi frustra per niente.
Falliti questi puerili tentativi, leggo un po’ del blog di Bill Gates che fa scrivere ai suoi editor un post su un libro sull’innovazione. E lo fa con quest’aria benevola, mentre vi consiglia come vivere e cosa leggere sotto un albero che costa quanto casa mia (lo so, populista, ma inevitabile).
Tra i consigli di Natale c’è questo libro, Invention and Innovation, by Vaclav Smil. Questo accademico canadese tipicamente scrive libri da 600 pagine che per muoverli serve un tir, ma Bill Gates ne è invaghito, e lo consiglia ogni volta che può. Non solo, ha letto tutti i suoi 44 libri, da quello che parla di cambiamenti di dieta giapponese al ruolo dell’energia nella storia umana (questa roba la dice Bill, non io, sempre con aria sorniona e sedotta).
In particolare, in questo bignami (solo 232 pagine, deve averlo scritto di fretta su un fazzoletto) Smil analizza velocemente l’attuale panorama industriale e tecnologico, e conclude drasticamente che ci sono “segni inequivocabili di stagnazione tecnica e di rallentamento dei progressi”. Altro che salto nell’iperspazio.
Bill Gates non è d’accordo:
D’altra parte, penso che Smil sottovaluti i risultati ottenuti nel campo dell’intelligenza artificiale. Gli ultimi due anni di miglioramento dell’intelligenza artificiale, in particolare i modelli linguistici di grandi dimensioni , hanno sorpreso tutti noi. In effetti, stiamo iniziando a vedere i primi segnali che le macchine possono produrre un ragionamento simile a quello umano , andando oltre la semplice produzione di risposte a domande per cui sono state programmate. L’intelligenza artificiale diventerà intelligente, non solo veloce.
Smil trascura anche di tenere conto della convergenza delle nuove tecnologie. Nel lavoro che svolgo con la Gates Foundation e Breakthrough Energy, ho un ottimo punto di osservazione per osservare l'innovazione guidata non solo dai progressi in un'area (l'intelligenza artificiale, ad esempio) ma dagli effetti cumulativi di molte tecnologie diverse che avanzano contemporaneamente , come simulazioni digitali, capacità di archiviazione, comunicazioni mobili e strumenti specifici di dominio come il sequenziamento dei geni.
Smil è anche pessimista riguardo a molte tecnologie verdi, compresi alcuni approcci in cui sto investendo. Ad esempio, descrive i reattori a fissione nucleare raffreddati al sodio come una torta nel cielo. Eppure a maggio ho camminato su un terreno che presto sarà demolito proprio per un reattore del genere. Grazie ai progressi nella simulazione digitale e all'ampio capitale di rischio, TerraPower ha progettato un reattore raffreddato al sodio che potrebbe fornire energia alla rete entro il 2030.
A proposito di AI, vi devo consigliare un articolo del The New Yorker sui Luddisti, sul perchè fallirono e su come l’AI avrebbe bisogno del suo movimento luddista, come racconta Brian Merchant nel suo riuscito “Blood in the machine”. I luddisti spaccavano i macchinari perché le vedevano sostituire i lavoratori, oggi serve una nuova presa di coscienza culturale collettiva per decidere, e non lasciar decidere del nostro lavoro, di quanto vale, di come va fatto e di perchè. Prendendo come caposaldo quello che spiega a The Atlantic Sam Altman, CEO di OpenAI, l’appena licenziato e riassunto CEO di OpenAI: “I posti di lavoro scompariranno sicuramente, punto”,
Insomma, torniamo a Bill, è invaghito perchè “ogni libro rinforza il suo pensiero”, però mette i puntini sulle i, ci ripensa, ottimizza, riflette ancora, sposta addendi e trova soluzioni diverse e scenari ulteriori.
Diciamo che Bill Gates, pure quando fa scrivere recensioni di libri ai suoi paggetti, è comunque un innovativo, secondo il mio personale concetto di innovazione. Ovvero discutere tutto, non dare processi per scontati, non accontentarsi di quello che abbiamo intorno.
Specialmente se intorno c’è l’albero di Natale immenso di Bill Gates.
Che fa anche Secret Santa di livello, va detto.
Ho sentito al Wall Festival un giornalista, Sahebi, parlare di andare oltre gli steccati, ragionare in avanti, in largo, andare più lontano e ridiscutere tutto. Questo concetto di pensare fuori dagli schemi non è la solita tiritera mortifera di chi vuole tutti imprenditori, founder, startupper.
No, in effetti è un mood che dovremmo avere tutti: anche quando si richiede 2, bisognerebbe provare a fare 2 + uno spostamento laterale, in avanti, in alto. Qualcosa così, ogni giorno, e non saremo più costretti a sentirci le playlist consigliate da Bill Gates per sentici un po’ più innovativi. Per inciso, questa è la playlist di Bill Gates, per chi invece vuole provare la strada breve della contaminazione musicale:
Visto che abbiamo parlato di Bill Gates, nello specifico vi lascio i pezzi che ho letto di questo genialoide occhialuto:
Qui parla molto di AI, in maniera ottimistica
Qui si parla di Alzheimer, e di come stia molto cambiando il nostro modo di diagnosticarlo.
Secondo Bill e Sal Khan, della Khan Academy, l’AI influirà anche sull’educazione, molto presto.