Ritorno in ufficio, ma senza i colleghi
Nel 2024 cambieranno ancora i luoghi, ma le persone diminuiranno
Ciao a tutte e tutti,
vi immagino rimestare il caffè, e forse non vi aspettate di trovare una maxi-promo di una roba mia subito, così, secca.
INIZIO PROMO, SE NON VUOI SAPERE NIENTE DI ME SCENDI DI UN PO’
prima di tutto concedetemi un po’ di promotion: la settimana scorsa, grazie a Coltura aziendale, sono stato contattato per partecipare al WALL Festival, a Bolzano.
Si terrà dal 15.11 al 18.11 nella Casa della Pesa, situata tra i Portici e Piazza del Grano, il nucleo più antico di Bolzano. Location super figa.
Porterò uno speech alla Main Conference sul futuro del lavoro, questo il programma del quarto giorno, che mi riguarda.
Di cosa parlerò? Ho già una scaletta e un titolo fighissimo: connetterò il mondo del lavoro ai videogiochi open world, che sono una mia grandissima passione da sempre (i videogiochi, e in particolare quelli in cui puoi fare come vuoi, dove vuoi, con mappe enormi). Insomma, una figata e sono super fiero e contento che tutto nasca da questa newsletter.
Fine spazio promozionale.
Ora qualche cosa da dire sul ritorno in ufficio. Alla fine, a guardare tantissime offerte di lavoro, sono veramente tantissime le aziende che hanno preteso nel 2023 il ritorno in ufficio.
Il 90% delle aziende sta programmando il ritorno in ufficio entro il 2024.
Grande soddisfazione ad agosto tra i conservatori della sedia scomoda e con le rotelle perché perfino l’app Zoom, famosa per le riunioni online col Covid, ha richiamato in ufficio i dipendenti. Grandi ola dei leader che si sono sentiti mancare il terreno sotto i piedi senza poter guardare lo schermo del sottoposto alla bisogna, spiacchiandolo perversamente.
Sempre ad agosto, un professore di Stanford alfiere della flessibilità, Nick Bloom, ci raccontava che il ritmo 5 giorni in ufficio su quella sedia scricchiolante era quello che ci mandava a farci benedire, che l’unica strada produttiva seria era flessibile. Non bastano gli studi del professor Bloom, l’aumento tra l’1% e il 3%, volete mettere godersi i nostri nasi gocciolanti, le nostri raucedini e i nostri fieri ritardi causa mezzi di Roma?
Amazon, che da febbraio scorso in escalation continua ha fatto pressioni enormi sui dipendenti per il ritorno in ufficio, ad ottobre ha richiesto ai manager di licenziare chi non aveva raggiunto gli standard richiesti di giorni lavorativi in ufficio,
Bene, tutta questa coercizione perché? Mike Hopkins, vicepresidente senior di Prime Video e Amazon Studios, ha offerto una risposta vaga , dicendo che non aveva "nessun dato in ogni caso" sul fatto che imporre il lavoro in ufficio rendesse le persone più produttive, ma che i dirigenti credono che i lavoratori di Amazon diano il meglio di sé quando sono insieme.
Evidentemente la chimica organica e sudoripara che si crea tra i corpi che tutti i giorni siedono sulle stesse sedie, in qualche modo, fa risorgere il bilancio di ogni azienda. Chiarissimo, grazie.
Il ritorno in ufficio si accompagna simpaticamente quindi con:
no dati a supporto,
una fatale mancanza di immaginazione su scenari alternativi,
e il 75% delle aziende sta progettando, oltre a richiamare tutti in ufficio, pure di rendere gli ufficio più piccoli.
Ma come, direte voi, e dove intendono mettere i dipendenti? Vorremmo darvi risposte più fantasiose, ma banalmente, come ricorda La Repubblica,
Secondo un sondaggio quasi il 60% dei dipendenti afferma che la propria organizzazione gli ha dato ulteriori responsabilità senza retribuzione aggiuntiva. I capi del personale non si preoccupano del turnover, sembrano però dimenticare che i lavoratori sono pronti a fuggire verso aziende migliori
Quindi: uffici più piccoli per la maggior parte delle aziende, sicuramente più vuoti. Più licenziamenti, ridimensionamenti, e in generale più lavoro.
Dove si firma per un futuro diverso?
Di fatto, spesso manager e dirigenti fanno scelte in base alla percezione piuttosto che all'esperienza pratica o ai dati. Perfino scelte radicali.
Ok, come convincere la gente a tornare in ufficio, se il fegato di un pettirosso ha così rivelato agli aruspici che gestiscono grandi aziende? Prendo da questo articolo di CNBC:
I lavoratori che attualmente dividono il loro tempo tra casa e ufficio affermano che il vantaggio lavorativo numero 1 che li spingerebbe a tornare di persona più spesso è che la loro azienda copre i costi del pendolarismo (38%). Il vantaggio supera di poco il secondo desiderio più grande di maggiore privacy in ufficio (34%).
Nel frattempo, circa 1 lavoratore su 4 afferma anche che un codice di abbigliamento in ufficio sta ostacolando il suo ritorno. Circa il 24% dei lavoratori ha affermato che sarebbero più accomodanti nei confronti dei requisiti RTO se fossero “in grado di indossare quello che voglio”.
Questo è secondo un recente rapporto della società di videoconferenza Owl Labs, che ha intervistato 2.000 lavoratori a tempo pieno nel mese di giugno.
Il costo del gas, del parcheggio e del trasporto pubblico non sono le uniche cose che impediscono alle persone di tornare in ufficio. Il lavoratore medio spende $ 51 al giorno quando va in ufficio, tra cui:
$ 16 a pranzo
$ 14 per il pendolarismo
$ 13 per colazione e caffè
$ 8 per il parcheggio
Ciò significa che gli impiegati a tempo pieno spendono circa 1.020 dollari al mese per presentarsi sul posto di lavoro, mentre i lavoratori ibridi spendono in media 408 dollari al mese per stare in presenza.
È senza dubbio “molto più costoso” lavorare dall’ufficio oggi rispetto a prima della pandemia, afferma Frank Weishaupt, CEO di Owl Labs.
“Passare da 0 a 250 dollari a settimana per un dipendente con stipendio medio sarà probabilmente un duro colpo”, afferma, aggiungendo che l’aumento delle spese potrebbe indurre i lavoratori che devono affrontare rigidi requisiti di presenza in ufficio a cercare altri lavori.
Cercare altri lavori, probabilmente seguendo la scia dei colleghi che non ci sono più. Ah, notizia che sarà una shock per voi: le aziende che non richiedono il ritorno in ufficio assumono 2 volte più velocementi nuovi talenti.
E detto ciò, lascio cadere il microfono, mi preparo per il WALL Festival e vi auguro una buona giornata
Qualche altra info per voi: il titolo del mio speech sarà super figo. “Il mondo del lavoro è un videogame open world”.
Ok, di che parlerò?
Partirò dalle caratteristiche di un gioco open world: ambientazione vasta e non lineare. Il giocatore ha la possibilità di esplorare liberamente un mondo virtuale di dimensioni considerevoli, senza essere vincolato da un percorso prestabilito. Missioni principali, secondarie, network. Che vi ricorda?
Parlerò anche di questo report, ma solo di striscio: non voglio di nuovo infognarmi con l’intelligenza artificiale, se posso.