Quando siete polemici, fateci caso
Le polemiche sul posto di lavoro possono rendere le persone insopportabili come me.
Essere polemici sul posto di lavoro stanca. Buongiorno a tutte e tutti, questa puntata di Coltura aziendale parte da una discussione con mia moglie, che tanto non legge la newsletter, il che mi permette un certo margine di libertà.
Io sono una persona molto polemica. Amo discutere, e spesso lo faccio nel modo sbagliato. Mi pongo male, alzo la voce, mi appassiono e sono decisamente soverchiante. Come dice mia moglie, il mio livello di polemica è sempre top: che si tratti di calcio, politica, massimi sistemi, Dio, le formiche in balcone, di condizioni lavorative, di una call andata male o di un cavillo organizzativo minimo, tutto per me vale la mia massima applicazione polemica.
Tutto vale una polemica per me.
Questo non mi ha sempre aiutato sul lavoro. Peer quanto sia apprezzabile una persona con un punto di vista e un cervello mediamente appassionato, resta il fatto che il polemico, cioè io, diventa molto facilmente rompiballe, cioè sempre io.
E spesso è pure permaloso, e se non può fare polemica per ragioni lavorative magari, si incupisce, si intristisce. O rosica male.
Ovviamente è un mio grosso difetto, ho sempre pensato fosse incorreggibile. Mia moglie ritiene di no, e per amore suo sto riducendo drasticamente le polemiche. Per ora, punto al 50% almeno. Già sarebbe un ottimo risultato, e vi permetterebbe di vivere molto più serenamente con me.
Comunque, sul lavoro fare polemica ha due versanti fondamentali.
Uno positivo, uno negativo.
Il primo: chi fa polemica spesso tira in aria un problema. E al giorno d’oggi, con un numero sempre più vasto di folle di persone che sono evitanti, che non hanno voglia di mettersi in gioco, che si mantengono nel loro praticello senza strafare, senza mai provare, senza mai andare oltre le cose comuni, sul posto di lavoro le persone che sottolineano i problemi sono persone che bisognerebbe tenersi strette.
Spesso aiutano a crescere tutti, migliorano il processo, o l’output finale.
Nello stesso tempo. passiamo al punto dolente: chi fa polemica non solo rischia di passare per pesante, e lo è, o stronz*, e forse lo è pure, ma rischia anche di creare un ambiente tossico. Le persone evitanti, timide, o che semplicemente non hanno voglia di discutere o di beccarsi un pistolotto, faranno di tutto per NON creare i presupposti per una polemica. E questo è estremamente limitante, noioso, oltre che decisamente contribuisce a creare un ambiente di lavoro costipato, poco sincero, poco produttivo e sicuramente intoppato da una sola, semplice persona polemica. Che si trasforma quando polemizza.
Mia moglie, ad esempio, smette di parlarmi: se questo dovesse accadere in ufficio, il risultato rischierebbe di essere drammatico, perché non parlare è l’inizio della fine.
In questo articolo di VICE, stranamente in italiano, trovate un po’ di stronz* da ufficio, classificati da uno psichiatra. Capire il perché della polemica, cosa spinge il polemico a polemizzare, può essere un primo passo per accettarlo, aiutarlo, supportarlo a cambiare o ad essere semplicemente collaborativo.
Per inciso:
il Narciso
la Venere acchiappamosche
Il perfettino
Mr Hyde
Il perso
Il robot
Il sospettoso
sono tutte persone in cui possiamo riconoscerci, e riconoscerle comunque può aiutarci ad interpretarle.
Io mi ritrovo in quasi tutti questi tipi, ma vabbè.
Sul blog di Efficacemente, molto figo, se la polemica viene innescata dalla permalosaggine – un tema possibile – si consiglia il metodo LATTE. Acronimo, viene da:
Listen (Ascolta).
Acknowledge (Ammetti).
Take action (Agisci).
Thank (Ringrazia)
Explain (Spiega).
Sto lavorando sulle mie polemiche cercando di seguire, senza sapere di questo metodo in realtà, più o meno questi semplici consigli, e qualche risultato lo sto ottenendo.
Qui, un vecchio pezzo di Forbes del 2014, si parla invece di compostezza. Di non perdere in qualche modo la posizione. Un modo interessante di vivere le piccole crisi che le polemiche innescano.
Un po’ di robe carine le trovate in questo thread di Quora, compreso il consiglio di credere in Dio, che può comunque fare cose impossibili. Io sono cattolico, per me è un buon consiglio, ed è una delle cose che amo di più della mia religione, l’impossibile, ma mi rendo conto che non valga per tutte e tutti.
Visto che sono in vena di non polemizzare, vi lascio pure un po’ di consigli per evitare controversie con me a lavoro, e in questo pezzo invece vi ritrovate sul tavolo lo STATUS QUO BIAS, il motivi per cui vi fanno impazzire le persone, se siete polemici come me, e vi innescano la polemica perché non vogliono cambiare il loro stramaledetto pensiero sciocco. Ok, questo è polemico.
Infine, un pezzo come sempre forte del New Yorker, è il nostro 💎 di oggi. La storia, le tante storie di come il concetto di lavoro sia cambiato in America. Ma soprattutto, di come, senza fare polemica, se vogliamo cambiare un po’ del mondo dobbiamo essere in grado di cambiare noi stessi. Nei confronti dei polemici (accoglieteci, fateci ridere, siamo umani, giuro!) e nei confronti delle vittime dei polemici.
Buona giornata, senza polemica
p.s.
se siete arrivati fino a qui, meritate forse un po’ di sapere da cosa viene il titolo della puntata di oggi. Si tratta di una raccolta di discorsi di Vonnegut, che amo, che si chiama “Se siete felici, fateci caso”. Punto di partenza: se siete polemici, fateci caso. Anche se vi fa felice.