Polilavoro senza amore ❤️
Sempre più persone lavorano su più fronti, perché sta diventando tutto molto complesso
Buongiorno a tutte e tutti,
davanti ad un buon caffè ecco l’ennesima puntata di Coltura Aziendale, la newsletter di Luca Capriotti, che sono io, che ogni lunedì vi racconta qualcosa del mondo del lavoro.
Abbiamo passato da poco la Giornata Internazionale della donna, siamo stati sommersi di post social di vario generale, anche aziendali, anche da figure apicali in aziende, ed è tutto bellissimo.
Non mi va tanto di parlare di quanto il mio approccio al tema sia gretto, o in passato sia stato machista perfino, ma credo che una forte sensibilità sulla parità di genere sia un percorso faticoso, e che si fonda su un profondo rispetto umano, comprensione di secoli di storia, consapevolezza di chi è avvantaggiato e chi parte sempre indietro. Non è roba per tutte e tutti.
Vi farei una rassegna sul tema, ma vi linko 3 articoli:
uno del Post, indicativo, dal titolo “Molte maestre, poche manager”
Un report di McKinsey del 2022 che è impietoso, certifica una crescita certo, ma ridicola
4 proposte per cambiare, ma dovete essere abbonati al Corriere.it per entrare, ed è comunque un articolo scritto da un uomo, il che mi ricorda una famosa scena di Bojack, il cartone di Netflix che dovreste vedere tutt*
Ma oggi voglio anche parlarvi di un tema che mi ha colpito, che ho beccato tra i vari trend su un quotidiano di Los Angeles, tra un articolo e l’altro dedicato agli Oscar.
Niente di nuovo: vi voglio parlare di chi fa più di un lavoro.
Si chiama polilavoro, in un termine chic, è una roba come sempre vecchiotta come il cucco ma in America se ne parla un bel po’. Sono le persone che devono affiancare più redditi per arrivare a fine mese.
Solo che non si tratta di lavori da poco, vi leggo cosa incontra un consulente finanziario:
Non è un concetto nuovo: le persone hanno sempre svolto più lavori per sbarcare il lunario. La novità è che i clienti di Reyes erano lavoratori aerospaziali, dipendenti tecnologici e intermediari ipotecari ben pagati, persone che guadagnano salari annuali che vanno da almeno $ 150.000 a $ 400.000. Sebbene i loro stipendi sembrino elevati sotto ogni aspetto, questi clienti hanno affermato di aver bisogno di intraprendere un lavoro aggiuntivo per contribuire a pagare i mutui o mandare i propri figli al college.
Che poi, pensandoci bene, sono in tanti a farlo anche nel digital, che è un po’ il mio mondo. In molti staccano, spesso tardi, specialmente nelle mai abbastanza celebrate grandi società di consulenza. Vi leggo ancora:
Per la maggior parte dei lavoratori con più posti di lavoro, le attività secondarie rappresentavano circa il 25% del reddito totale, secondo l’analisi del Census Bureau dei dati sulle dinamiche longitudinali datore di lavoro-famiglia . Per i redditi più bassi, la quota era più vicina al 30%. Sorprendentemente, i polilavoratori ad alto reddito – quelli che guadagnavano almeno 113.200 dollari nel 2018 – hanno ricavato un quarto dei loro guadagni dal secondo lavoro.
La verità è che, specialmente per i lavori del Digital, la grande diffusione improvvisa senza una seria crociata sui diritti ha diffuso quel simpatico malcostume di pagare poco, in Italia. E si vede che, anche dall’altra parte dell’Oceano, qualcuno che paga poco o non abbastanza si trova sempre.
Distinguo chiaramente chi lo fa per necessità, e chi per togliersi sfizi. Ma anche qui: la macchina è uno sfizio? Un mutuo? Spesso il secondo lavoro è anche una exit strategy. Non dico niente di nuovo a nessuno della mia età, o a qualsiasi trentenne, se spiego a chi è più grande che l’era del lavoro vita natural durante è finita da un pezzo.
Anche perché le aziende sono sempre più stranianti. Il lavoro ibrido, l’impatto delle richieste della Gen Z sui manager ha creato degli squilibri ormonali in tantissime aziende.
Per dirne una:
Secondo un sondaggio di luglio condotto da ResumeBuilder.com su 1.548 leader aziendali , più di 6 aziende su 10 invieranno i propri dipendenti a corsi di galateo in ufficio entro il 2024 .
In un recente sondaggio sul decoro in ufficio, quasi il 75% degli intervistati ha affermato che trarrebbe vantaggio dai corsi di etichetta aziendale se offerti dal proprio datore di lavoro, compreso il 93% degli intervistati della Gen Z.
Secondo la società di consulenza sulle risorse umane Robert Half, le lamentele più comuni da parte dei dipendenti ibridi e in ufficio includevano chiacchiere ad alta voce, pettegolezzi in ufficio e impreparazione per le riunioni. (Il passo falso dell'etichetta dell'incontro includeva anche l'arrivo in ritardo e il dominio della conversazione.)
Voi capite che, di fronte a lavoratori poliamorosi, con più stipendi, più capi, più clienti, questi mandano le persone ai corsi di galateo perché non sono più formali come un tempo, e pensano che i dipendenti si siano scordati come si allacciano le stringhe delle scarpe.
Voi capite che, di fronte a stipendi troppo bassi, non può essere il fringe benefit a cambiare le cose, i sentimenti, la voglia di alzarsi ed andare in ufficio. Prendo da Linkedin:
La percezione di un “buono stipendio mensile” varia in base alla posizione geografica e alle circostanze personali. In generale, un salario netto di 1.800 euro al mese può essere considerato adeguato in Italia, soprattutto per posizioni di livello medio o junior.
In Italia la RAL è un tema incredibilmente vario. Non entro nelle tematiche di lavoro nero, ma cito:
Secondo i dati dell’Osservatorio JobPricing del 2022, la Retribuzione Annua Lorda (RAL) media nazionale si attesta a 30.284 euro per i lavoratori dipendenti nel settore privato. Una suddivisione per categorie rivela disparità significative: dirigenti con 103.418 euro, quadri con 55.632 euro, impiegati con 32.174 euro e operai con 25.522 euro all’anno.
Breve spazio pubblicatario: se condividete, mi aiutate molto a far crescere questa community.
E ricompensate le domeniche che passo a scrivere la newsletter.
Tuttavia, la realtà dello stipendio netto è influenzata dalle mensilità contrattuali e dall’imposizione fiscale. Gli impiegati, ad esempio, possono percepire 1.818 euro netti su 13 mensilità, mentre i dirigenti raggiungono i 4.473 euro. La Pubblica Amministrazione, con una retribuzione lorda annua di 37.073 euro, aggiunge un altro strato alla complessità del quadro salariale italiano.
Ok, abbiamo capito che 1800 è un buono stipendio.
Tutti quelli che prendono 1200, 1300, 1400, che fanno?
Hanno uno stipendio basso, è evidente. Rinforzarlo con un secondo lavoro spesso è necessario, o comunque decisivo.
Il lavoro da remoto ha ovviamente incremente il poliworking, il ritorno in ufficio l’ha costretto ad adattarsi, a restringersi.
Chi viene dal libero professionismo, specialmente se non mascherato, sa che il polilavoro è la norma. Chi ha combattuto con contrattini, precariato, part-time, sa che il polilavoro è estenuante, stressante. Più capi, più concentrazione, più stress.
Il polilavoro presenta diverse complessità:
Sebbene una maggiore libertà finanziaria e la possibilità di avere molteplici sbocchi creativi dovrebbero significare una maggiore felicità per i lavoratori, la ricerca dimostra che non è necessariamente così e che i contro possono essere maggiori dei vantaggi. I poli-lavoratori, infatti, hanno maggiori probabilità di sentirsi esauriti, stressati e privi di ispirazione. Nonostante siano leggermente più soddisfatti del loro equilibrio tra lavoro e vita privata, sono anche significativamente meno produttivi e riferiscono che si sentirebbero più in forma in un altro ruolo, più sicuro e maggiormente stabile. I manager intervistati spiegano che i dipendenti in poliworking sono più difficili da gestire rispetto a quelli con un assetto tradizionale.
Chi alle 19 stacca, e deve mettersi sotto con progetti suoi, sa che il carico di tensione è una roba difficile da gestire. Non si arriva mai, i task non finiscono mai, è un continuo prendere schiaffi. Si comincia a sottostimare il riposo, il relax, gli spazi privati si riducono.
Il fenomeno degli overemployed è più vasto di quello che si pensa:
c’è grande copertura mediatica (Slate, Marketplace, Forbes, WSJ, etc.).
C’è un grosso subreddit (un sotto-forum di Reddit) sugli "overemployed" (https://www.reddit.com/r/overemployed/) con 277k membri.
C’è perfino una community, Overemployed®, con 60k membri.
Ok, ma le aziende e i manager devono scoraggiare questa prassi? Se sei un certo tipo di manager, ovviamente lo farai. Se sei uno che capisce un po’, probabilmente la incoraggerai, preservando però i confini tra privato e lavoro, tra lavoro e burnout.
Cito un piccolo trattato di difesa aziendale, tutte cose che io non farei, se non le ultime:
Sebbene ogni organizzazione sia unica, le aziende possono affrontare in modo proattivo il problema dei dipendenti che lavorano segretamente per un altro datore di lavoro. In primo luogo, occorre stabilire politiche chiare in materia di lavoro esterno, che includano un linguaggio sull'esclusività, il conflitto di interessi e le conseguenze in caso di violazione. Rivedere e aggiornare regolarmente i contratti di lavoro per riflettere queste politiche. Inoltre, comunicate chiaramente le aspettative e fornite una formazione sull'importanza della trasparenza e sulle potenziali conseguenze dell'esercizio di più lavori.
In secondo luogo, incoraggiate una comunicazione aperta tra dipendenti e management, favorendo le discussioni sul carico di lavoro, sulle preoccupazioni e sui potenziali conflitti. In terzo luogo, implementare meccanismi di monitoraggio, come strumenti di tracciamento del tempo, per identificare modelli di lavoro irregolari o orari eccessivi, utilizzando soluzioni tecnologiche per una gestione efficiente del lavoro. Quarto, valutare l'opportunità di istituire meccanismi di segnalazione anonima per affrontare le preoccupazioni relative a impieghi esterni non dichiarati. Infine, se si scopre che i dipendenti cercano un'altra occupazione a causa dell'insoddisfazione o del burnout, è necessario indagare e risolvere le cause alla radice, affrontando questioni interne all'organizzazione come le condizioni di lavoro, il carico di lavoro, la retribuzione o altri fattori che vi contribuiscono.
Ah, una cosa molto italiana è mischiare familismo e lavoro. Lavorare per qualcun altro è tradimento, come se si fosse sposati. Leggere che bisognerebbe incoraggiare la delazione è ridicolo. Invece di rendersi incredibilmente attraenti, si punta al cane contro cane. Una meraviglia. Questo articolo dovrebbero appenderlo fuori da una caserma di un noto romanzo fantasy, Fourth Wing (fenomeno editoriale del momento, serie Prime in arrivo, forse dovreste dargli occhiatina). Forse bisognerebbe invece abituarsi: o pensate davvero che le AI continueranno solo a scriverci i post di LinkedIn, senza intaccare in alcun modo la forza lavoro? Molti full-time diventeranno part-time, e molti part-time polilavori.
Aggiungo: molte donne, proprio perché più impiegate in certi settori come l’insegnamento, vivono quotidianamente situazioni polilavorose. Non solo, sono spesso costrette a fare i conti con un precariato di Stato, con leggi assurde, cambiamenti folli, tortuosismi burocratici e graduatorie congelate, senza fine, kafkiane. Oltre a tutto il resto, che spesso viene sottinteso.
Nessuno percepisce come attività lavorativa il parenting, e ci mancherebbe. Però dovrebbe essere considerato un impegno di vita a tutto tondo, incoraggiato, mentre viene spesso spietatamente represso. Viviamo in un momento difficile, perfino per chi è avvantaggiato. Figurarsi per le altre.
Nel frattempo, poligiriamo il caffè, che è meglio
buona giornata
Per chi mi dà fiducia, oggi un bel pezzo.