Non lasciare indietro nessuno ☂️
Ciao, buongiorno a tutte e tutti,
mentre prendiamo il sacrosanto caffè di questo lunedì mattina, rifletto un attimo su quanto a volte dobbiamo essere l’ombrello di qualcuno. ☂️
O meglio, non dovremmo lasciare indietro nessuno. Non dovremmo accordarci ad un cultura dello scarto, come lo direbbe un Papa.
Parto da lontano, da qualche tempo rifletto su una roba, un esperimento che è stato fatto su una serie di gatti. Riguarda l’apprendimento di abitudini: immaginate una scatola con una via di uscita che si apre solo con una leva, o un pulsante. I gatti, dopo mille tentativi, per puro caso ovviamente toccano la leva, o il pulsante, e aprono la porta, che conduce ad un bel pasto.
Nella stessa scatola, man mano il tempo di uscita diminuisce drasticamente, finché il gatto esce dopo circa 6 secondi netti.
Mi viene in mente che sempre di più dobbiamo imparare nuovi abitudini in ufficio, in queste nuove modalità ibride, in questa nuova società spaventata e straniante che stiamo attraversando e costruendo.
Tra le nuovi abitudini a cui dobbiamo addestrarci, c’è quella di non lasciare indietro nessuno.
Dovrebbe essere un mantra dei team leader, di chi gestisce persone, di chi in qualche modo lavora in team.
Non lasciare indietro nessuno riguarda principalmente le categorie che di solito vengono lasciate indietro:
i low performer e chi può migliorare ma è bloccato
chi sta attraversando momenti difficili e chi sta ballando sul confine del burnout da troppo tempo
Vi regalo questo video di Gary Vaynerchuk, un imprenditore piuttosto noto:
Salute mentale e burnout
Partiamo da qui: le aziende sempre di più stanno provando ad interessarsi di salute mentale. Perlopiù lo fanno in maniera verticistica, in modalità “dategli le brioche”, o lo fanno senza davvero stressarsi fino in fondo perché ci sia una reale attitudine pratica a perseguire la salute mentale sul posto del lavoro.
Se si parla di burnout, ma i carichi di lavoro continuano ad esplodere
Se si offrono sedute psicologiche, ma si continuano a sostenere le persone tossiche o intossicanti
Se si continua a parlare di salute mentale, ma in pratica non la si inculca nel middle management, che continua a mandare mail di domenica e alle 23.30
Beh, allora il problema non è solo che non si è in grado di discutere della propria salute mentale, ma solo di parlarne in generale, come racconta il Time.
COSA DICE L’ARTICOLO DEL TIME IN BREVE
I luoghi di lavoro stanno diventando sempre più consapevoli dell'importanza della salute mentale e stanno adottando misure per sostenere il benessere dei loro dipendenti.
Le aziende offrono benefici come giorni di salute mentale e accesso a servizi di consulenza.
C'è una crescente accettazione dei problemi di salute mentale e i dipendenti si sentono più a loro agio nel discutere di questi argomenti sul lavoro.
Nonostante questi cambiamenti positivi, esiste ancora uno stigma associato ai problemi di salute mentale e molti dipendenti non si sentono a proprio agio nel cercare aiuto.
È necessario fare di più per garantire che tutti i dipendenti abbiano accesso al supporto per la salute mentale e si sentano a proprio agio nell'utilizzare queste risorse.
Il tema qui è: manca il contesto. Non mancano gli ingredienti, il forno è che già difettoso di suo. Non basta aggiungere chicchi di salute mentale, se la cucina sta andando a fuoco. 🔥
Low Performer e ruolo nel team ☄️
Non lasciare indietro nessun vuol dire anche stare appresso a chi non performa bene. Questo non vuol dire solo chi fa continui passi falsi, ma chi ne ha appena fatto uno. Ci sono alcune cose che si possono fare, come ci ricorda Forbes, invece di sbomballarci sui CEO giovani figli di papà:
Stabilisci obiettivi chiari e misurabili.
La base. Eppure manca troppo spesso.
Offri feedback costruttivo e regolare.
La cultura del feedback invece manca sempre. Vitale: niente ossessione per il dettaglio, ma un confronto aperto è vitale.
Mostra empatia e sostegno.
Empatia. Non aggiungo altro.
Fornisci formazione e sviluppo delle competenze.
Formazione reale. Non aggiungo altro.
Identifica e affronta le carenze di competenze.
Sempre formazione.
Promuovi la responsabilità personale.
Cultura aziendale. La responsabilità è la capacità creativa di prendersi rischi, di essere in grado di affrontare gli imprevisti, ma pure di non staccare di nascosto.
Offri opportunità di mentoring o coaching.
Formazione.
Rafforza la motivazione e l'engagement.
Capacità motivazionali.
Crea un ambiente di lavoro positivo e inclusivo.
Positività e sorrisi.
Gestisci le aspettative e stabilisci standard di performance.
Misurazione.
Riconosci e premia il miglioramento.
Misurazione e capacità di giudizio.
Coinvolgi i dipendenti nelle decisioni e nel problem solving.
Delega e sharing is caring.
Implementa un piano di miglioramento della performance.
Misurazione e processo.
Fornisci le risorse e gli strumenti necessari per avere successo.
Formazione.
Comunica apertamente e onestamente sulle performance e le aspettative.
Capacità motivazionale e cultura del feedback.
Spero sia chiaro che serve, e lo voglio ripetere: motivazione, feedback, misurazione, feedback, delega, feedback, sorrisi. Questo dovrebbe essere il bagaglio principale di ogni persona in azienda, ma è NECESSARIA per chiunque stia salendo le scale gerarchiche.
Un momento non è per sempre ☂️
C’è una roba infine: a volte sulle persone bisogna investire a fondo perdute. Ci sono conoscenze, alleanze, relazioni sul lavoro che hanno bisogno di un investimento importante senza sperare di avere indietro qualcosa. Anzi, senza nemmeno vedere cosa c’è dietro.
Mi impegna tantissimo, ogni giorno, parlare con persone di altri team. Mi piace tantissimo, perché le persone servono. Le persone contano. Le persone contaminano, invischiano, ti spiegano cose, ti spiegano come sei fatto. E perché le esperienze date da mix, incontri, chiaccherate, rendono la giornata lavorativa una giornata di vita. Bisognerebbe abituarsi a timbrare il cartellino delle relazioni ogni santo giorno. Senza obiettivi pelosi dietro. Solo perché è importante. Ho un task ricorrente
Non devo impegnarmi a farlo, da tempo. Il mio cervello, ma mi viene da dire il mio cuore o il mio essere, va naturalmente in questa direzione da anni. Ma è una roba addestrabile, ogni giorno. Abituarsi a pensare all’altro come qualcuno da non lasciare indietro mai. Specialmente se è in un momento no. Se sbaglia. Se ha appena sbagliato. Abituarsi a condividere l’errore, farlo diventare un NOI, e non una mera responsabilità individuale. Trasformare un brutto meeting in un’opportunità. Tutto questo si può e si deve addestrare. Intanto leggendo questa newsletter.
Per inciso, se mi cuorate, convividete, mi date una mano
Buona giornata a tutte e tutti
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