Intelligenza emotiva per colleghi stronz* 🧠
Come spesso sottovalutiamo quello che non abbiamo voglia di raggiungere, tipo gli altri.
Buongiorno a tutte e tutti, e buon lunedì, di nuovo di riposo. Qualche volta lavoriamo di lunedì? Forse no, meglio così.
Oggi parliamo di un tema che mi sta a cuore: l’intelligenza emotiva, e come può davvero aiutarci a lavorare meglio. Piccolo disclaimer: è un tema psicologico, e non sono uno psicologo, un trainer, un formatore, un guru di varia natura. Siccome mi occupo di comunicazione perlopiù, cercherò di mediarlo senza fare il sapientone su una cosa che sto studiando per voi. E ora cominciamo, con un bel sospirone da chi vuole passarvi una roba a cui tiene, senza sembrare un frikkettone naif.
Difficilissimo, forse perché un po’ lo sono.
📍Intelligenza emotiva 🧘🏾♀️
Come va stamattina? Speriamo bene dai, anche senza lavorare. Sono tutti d’accordo che non faccia bene essere pigri, lamentosi e apatici. Come si dice in After Life. Spero l’abbiate visto, se non l’avete visto questo è il trailer, ed è un bel condensato di NON intelligenza emotiva 👇🏻
Vi sarà capitato qualche volta, in qualche corso di formazione, o chissà dove, di sentir parlare di intelligenza emotiva. Ci sono infinite trattazioni sul tema, è un topic che va forte ai seminari fighetti e per questo viene sottovalutato, smerciato con concetti psicologici da 4 soldi. Non è proprio così, però se l’avete pensato vi capisco, non rattristatevi.
Come sempre, definizione:
"L'intelligenza emotiva coinvolge l'abilità di percepire, valutare ed esprimere un'emozione; l'abilità di accedere ai sentimenti e/o crearli quando facilitano i pensieri; l'abilità di capire l'emozione e la conoscenza emotiva; l'abilità di regolare le emozioni per promuovere la crescita emotiva e intellettuale”
In questo articolo del New York Times la definizione più ampia.
L’intelligenza emotiva è dunque per prima cosa la capacità di guardarsi addosso, percepire le proprie emozioni, guidare quelle positive, e sapersi mettere nei panni degli altri. Goleman mette insieme caratteristiche principali dell’intelligenza emotiva:
Consapevolezza di sé, la capacità di produrre risultati riconoscendo le proprie emozioni;
Dominio di sé, la capacità di utilizzare i propri sentimenti per un fine;
Motivazione, la capacità di scoprire il vero e profondo motivo che spinge all'azione;
Empatia, la capacità di sentire gli altri entrando in un flusso di contatto;
Abilità sociale, la capacità di stare insieme agli altri cercando di capire i movimenti che accadono tra le persone.
Ma chi è Goleman?
📍Goleman, che qualcosa ne sa di intelligenza emotiva 📖
Se parliamo seriamente di intelligenza emotiva il papà della questione è questo tipo, Daniel Goleman.
Daniel Goleman è uno psicologo e scrittore, la sua opera più conosciuta e fondante è “Intelligenza emotiva” - 1995 - che ovviamente mi sono letto per voi. Collabora con il New York Times e - tra i molti premi per i suoi studi - ha ottenuto anche due nomination al Premio Pulitzer.
Come sempre, se cliccate sul link e vi prendete il libro - che vale - mi sovvenzionate, giusto dirvelo, così vi disincentivo un po’.
Torniamo a noi, non pensiamo al fatto che non prenderemo mai nomination al Pulitzer, per oggi.
Su YouTube ho trovato solo traduzioni da 4 soldi dei suoi video, ma partiamo da questo, che spiega alcune caratteristiche dell’intelligenza emotiva nei leader. Ma se leviamo la parola leader, ci riguarda tutti. Anche la parola leader, ci riguarda.
Un po’ di caratteristiche dei leader con intelligenza emotiva:
connessione emotiva con gli altri
Visione del futuro chiara, e trasmissibile, che motiva
Consapevolezza del loro ruolo nello sviluppare competenze altrui
Investimento di tempo ed energia reali nella crescita dei dipendenti e collaboratori e colleghi
Poi, nel feedback, uno dei punti focali della leadership e delle relazioni sul lavoro e nella vita, bisogna inserire una serie di informazioni che siano veramente in grado di migliorare il destinatario.
Si parte dalle cose buone, poi si ricordano traguardi ed obiettivi comuni, e poi con tono neutro: “Quando hai fatto questo, non ci hai aiutato a raggiungere il risultato", con l’aggiunta di suggerimenti concreti per migliorare il lavoro fatto. Queste sono pillole, ma vi giro un altro paio di video che valgono la pena (anche qui stendo un velo pietoso sulla traduzione, mi spiace, il mondo motivazionale è veramente orrido) 👇🏻
Qui la leadership secondo Goleman
E qui sotto:
come si sviluppa ‘sta benedetta intelligenza emotiva?
Dopo questa scorpacciata di Goleman, vorrei introdurre un concetto super interessante: quello del 🧠 sociale.
Intanto partiamo da un articolo che può aiutarvi a capire come ci siamo evoluti noi Sapiens Sapiens, e perché ora siamo in cima - purtroppo - alla catena alimentare. Il cervello sociale, cioè l’innato ponte che si crea tra Sapiens sin dal primo incontro, ci aiuta a sopravvivere dai primissimi tempi dell’uomo, ben prima di quella che noi chiamiamo civiltà, quando per migliaia e migliaia di anni ci siamo battuti, abbiamo camminato e corso per una terra del tutto diversa da ora, incontrando per inciso Erectus e Neanderthal, forse perfino sterminandoli.
Uno dei concetti che mi piace di più del cervello sociale è quello dei Neuroni Specchio🪞. Ogni gesto che vediamo fare agli altri implicitamente - nella nostra testa - lo riviviamo noi in prima persona. Di fatto è uno dei presupposti fondamentali dell'empatia: mettersi nei panni degli altri vuol dire anche fare come loro, affrontare le difficoltà con i loro occhiali, i loro occhi, bersi la loro tazza di tè.
I nostri neuroni specchio🪞ci hanno fatto capire quale comportamento altrui era pericoloso e quale salvifico, quale utile e quale stupido. Non solo: ci aiutano tuttora a muoverci in un mondo molto più complesso dal punto di vista sociale. Ci aiutano perfino in ufficio, per dire.
Come agiscono i neuroni a 🪞? Con un piccolo ma decisivo input chiamato “effetto contagio”. Un’emozione è contagiosa, se trasmessa toccando le giuste leve. Un’emozione è trasmissibile, certamente, ma la maggior parte delle cose è già trasmessa in automatico, su quei ponti istintivi di cui parlavo prima. Chiaramente, il punto più importante del nostro cervello sociale è il linguaggio. Harari direbbe che l’evoluzione naturale del nostro cervello sociale è la gerarchia, l’agricoltura, le città, e tutto quello che siamo ora. Ma Harari non è qui, a sbraciare con noi oggi, quindi per ora accantoniamolo.
Alanis Morissette, yep, intervistata da Kirsten Green del Forerunner Ventures, dice una cosa che mi ha colpito: a volte non basta l’intelligenza emotiva e basta, serve quasi un’intelligenza spirituale, olistica in qualche modo (lo dice dal minuto 10 in poi):
Intelligenza emotiva, perché ora?
In questo particolare contesto - pandemico e non solo ovviamente - l’intelligenza emotiva assume un valore ancora più importante. Secondo questa ricerca di Korn Ferry solo il 22% di 155mila leader intervistati ha punteggi alti di intelligenza emotiva e dimostra almeno 9 delle 12 competenze di intelligenza emotiva. Cito testuale:
There’s a huge gap between the crying need for emotionally intelligent leadership and leaders’ ability to deliver on that requirement.
Prendo da questa ricerca questo modello, che può dare spunti interessanti:
In che misura i leader hanno queste caratteristiche? Qui si trova un po’ di ciccia su come queste caratteristiche debbano portare all’apprendimento a catena delle persone intorno al leader.
Qui invece trovate i 12 elementi di intelligenza emotiva su cui bisognerebbe lavorare.
Da questo articolo ho intuito che ok, la parola d’ordine è CAN. L’intelligenza emotiva può aiutare, anche in un contesto aziendale. Ma forse non è tutto. Forse se non si espande in qualche modo, se non diventa un reale e concreto e fattivo modo di porsi, allora è solo uno di quei corsi per manager di cui sopra. Belli, interessanti, che si dimenticano in fretta.
Al di là del lato oscuro dell’intelligenza emotiva - gli stronz* useranno questi ponti istintivi e costruiti per intimidire, fare la voce grossa, spazzolare teste e spiegazzare amor proprio - è un fatto che trovare il modo per far crescere gli altri e le altre è sempre più LA skill. Un po’ il concetto è quello degli irrigatori da giardino, li avete mai visti? Partono, fanno un bel rumore, avvertono, e innaffiano tutto il mondo circostante. La capacità di gestirsi diventa potere attrattivo e diffusore di upgrade. Non solo: collegandomi alle altre puntate di Coltura aziendale, ecco altri due atti pratici di intelligenza emotiva.
Il primo? Non c’è intelligenza emotiva nel richiedere risposte urgenti alle mail - a meno di VERE emergenze - e nel bias di dover rispondere per forza subito alle mail, come viene spiegato qui.
Non bisognerebbe foraggiare gli stronz* in azienda e la loro cultura tossica del lavoro, ma educarli, ammesso che sia addestrabile un approccio empatico in certi casi, come si dice qui
Qui un po’ di studenti e studentesse americane mettono a terra le loro esperienze CONCRETE di intelligenza emotiva. Molto istruttivo, con molti esempi a prova di bonobo.
Infine: come migliorare l’intelligenza emotiva?
Un altro po’ di supporto in questo in questo articolo, e non dite che non vi ho dato un bel po’ di cose da salvarvi su Pocket.
Lo usate Pocket, spero, vero?
Si tratta di un’app per salvarsi gli articoli da leggere dopo, quando si ha tempo. Un ottimo modo per non perdersi niente, e sapere cosa leggere al bagno, per dire.
Ma in breve, come applicarla all’ambiente di lavoro? Prendo da qui:
Try to slow down your reactions to emotions - next time you feel angry, try to sit with it before lashing out. Why are you angry? Did someone upset you? What do you think was the emotion underneath their behavior?
Think about your strengths and weaknesses. No one is good at everything, and that’s okay! Know yourself and when to ask for - or offer - help.
Put in the effort to understand what people are communicating non-verbally. If you ask someone to help you on a project and they agree, but sound hesitant, recognize that they may feel overwhelmed or confused or they come from a different background and understanding than your own. It’s important to validate and address that before moving forward.
Work on communicating effectively and openly. Make sure your main point is clear, cut out information that isn’t relevant to the person you’re talking with, and give your full attention when someone else is speaking
Qui invece è più calato sul mondo della comunicazione e del marketing, ugualmente interessante, e si può sintetizzare tutto in questa frase:
“No one cares how much you know until they know how much you care.”
📍Empatia per stronz* 🙃
C’è una roba che ho già detto, ma secondo me è troppo importante. Quanto è decisivo, in ogni azienda, nell’attuale guerra dei talenti, avere reale EMPATIA? Cioè non derubricare gli altri, non abbassarli, non spiegazzarli, non strigliarli soltanto, ma veramente essere in grado di entrare in connessione profonda, intima, e del tutto personale con loro?
In uno studio del 2016, i ricercatori dell’Università di Zurigo hanno analizzato il cervello umano di un certo numero di persone per capire come impattano alcune aree del nostro cervello sulle scelte. E quali sono le motivazioni che ci sono dietro.
Hanno studiato quindi quali sono le zone della nostra testa che si attivano con un atto totalmente empatico (mettendosi nei panni) o con uno reciproco (ti faccio una gentilezza, mi fai una gentilezza). E quali sono le leve che ci spingono ad atti altruistici.
Da questo studio emerge come gli stronz* egoisti sono stimolati molto più dall’empatia, che li spinge ad inusuali atti altruistici, piuttosto che dalla reciprocità. Forse abbiamo trovato una cura per le persone orride, insomma. Farle diventare empatiche, allenarli in questo. Qui trovate l’abstract della ricerca, se volete girarlo a qualche stronz*. Oppure girategli questa gif:
📍Intelligenza emotiva & solidarietà 💪🏻
A proposito di come si diffonde valore reale - tramite intelligenza emotiva - ho scoperto su LinkedIn Gianpaolo Marcucci, filantropo, formatore, consulente e ricercatore.
Mi ha interessato per la netta connessione tra i suoi progetti concreti di solidarietà e lo sviluppo dell’intelligenza emotiva, gli ho chiesto un po’ il suo scopo, la sua visione, e mi ha molto interessato:
Io sono Gianpaolo Marcucci, il Presidente dello Human Advisor Project, sono un filantropo, sociologo e docente di meditazione e intelligenza emotiva presso la Mind University. Il mio scopo? Cambiare il mondo con la solidarietà.
Gianpaolo ha sviluppato una serie di progetti, tra cui uno di supporto agli psicologi, gli operatori sanitari, i medici in Ucraina, per mettere a terra l’intelligenza emotiva. Il prossimo, a cui tiene molto, vuole aiutare i pazienti oncologici con un ciclo di sessioni di intelligenza emotiva e meditazione.
Come sempre grazie mille, e riposatevi pure oggi 🧘🏾♀️