Ciao buongiorno a tutte e tutti,
mentre vi bevete il vostro meritato caffè dopo un bel – si spera – weekend, vi racconto un episodio di qualche anno fa. C’era un mio collega che dormiva in ufficio. Era in un periodo di forte stress, dormiva male e poco durante la notte, e si addormentava regolarmente in pausa pranzo.
Si piazzava nel suo ufficio, allungava le gambe e si addormentava. Non migliorava granché la sua giornata (i power nap sono un lusso per pochi, e vanno dosati con cura): continuava ad essere parecchio stressato.
Ma perché molti dipendenti lo fanno?
I dipendenti citavano principalmente una qualche forma di esaurimento come motivo per sonnecchiare sul lavoro, mentre altri erano semplicemente annoiati:
Ricaricarsi: 62%
Recupero da uno scarso sonno notturno: 44%
Gestire orari di lavoro prolungati: 32%
Stress: 32%
Noia: 11%
Evitare il lavoro: 6%
In realtà, la privazione del sonno costa cara.
La stanchezza ha un enorme impatto economico, costando ai datori di lavoro miliardi di dollari all’anno. Si stima che le riduzioni di produttività e motivazione, insieme ai costi sanitari legati all’affaticamento, costano ai singoli datori di lavoro circa 1.967 dollari all’anno per dipendente.Sommando queste perdite di produttività, la fatica sul lavoro costa alle aziende statunitensi circa 136,4 miliardi di dollari all’anno.
Oggi vi invito a superare un po’ l’annosa battaglia tra i ritornisti in ufficio e i 4 giornisti settimanali per riflettere su come è cambiata la nostra vita, ma non troppo la nostra testa.
Se vi dicessi che stare a casa 3-4 giorni, diciamo in una modalità semi-flessibile, ha mischiato molto le carte della netiquette lavorativa? Mi spiego meglio: tutti noi chiudevamo un occhio quando vedevamo il nostro collega dormire. Ma il capo no, non la prendeva bene, nonostante la pausa pranzo. Di certo tutti pensavamo che fosse molto stressato, e il sonno rappresentava un po’ un lampeggiante.
Per quanto su The Guardian un datore di lavoro se ne infischia se la gente pippa a casa, purché nella legalità (e comunque non potrebbe controllare) tanto non “salviamo vite umane” (frase che si dice tipicamente quando l’errore è risibile, o considerato tale, perché se incide sulla prestazione o sui clienti cambia tutto), c’è tutto un nuovo universo da considerare. Diamo per scontato che tutti i datori di lavoro tollerino un po’ di caregiving mentre siamo a casa (bambini che corrono o chiedono cose, anziani che hanno bisogno di una mano, cani che vanno portati a spasso, financo le piante da innaffiare)?
Ovviamente no.
L’ho detto tante volte: in maniera abbastanza inconsapevole, abbiamo disegnato da capo i confini di cosa ci scandalizza. Se il nostro collega di prima avesse dorito a casa sua, e ce lo avesse detto in call, al risveglio, forse non ci avrebbe così shoccato. I confini sono cambiati già.
Non sono così sciocco da ignorare, come fanno tante newsletter, il contesto socio politico in cui ci muoviamo. Ci sono sempre meno cose scontate: ci siamo abituati ad atti violenti o terroristici, ci stiamo abituando ad un mondo in cui stati sovrani attaccano altri stati sovrani, o peggio schiacciano popolazioni intere. Ci stiamo abituando a centinaia di morti civili, altro che Convenzione di Ginevra.
Ci siamo già abituati e non ci fa così impressione nemmeno l’Intelligenza artificiale.
Il cervello umano, lo diceva il compianto Daniel Kahneman, alla fine è pigro.
Lo stato di sorpresa, curiosità, è per sua natura movimento. E movimento è fatica.
In questo contesto sempre più in movimento, il nostro cervello ha normalizzato tantissime cose, anche per evitarci uno stato di fuga perenne.
Per questo, possiamo parlare di sonno sul lavoro senza sembrare matti.
Il link tra sonno e performance
Una recente ricerca mostra che gli americani sono cronicamente privati del sonno. Gli adulti dovrebbero dormire sette ore o più.a notte, eppure quasi un terzo degli americani dorme meno. Questa stanchezza si riversa inevitabilmente sul posto di lavoro: uno studio condotto sui lavoratori statunitensi ha scoperto che quasi il 38% dei dipendenti ha avvertito affaticamento durante il lavoro nelle due settimane precedenti.
Si dorme sempre meno, si dorme sempre peggio. Se non bastassero le angosce geopolitiche, o sociali, o semplicemente le uscite con gli amici o con i compagni o compagne di vita, beh, lo stress lavorativo può influire sul sonno.
Ma quali sono gli effetti di poco sonno?
Senza abbastanza sonno, i processi in tutto il corpo funzionano in modo non ottimale. I neuroni nel cervello sono sovraccarichi di lavoro, compromettendo il pensiero, rallentando le reazioni fisiche e lasciando le persone emotivamente svuotate. Questi effetti collaterali a breve termine della privazione del sonno possono devastare la giornata di lavoro. La privazione cronica del sonno può avere conseguenze ancora più drastiche, tra cui un aumento del rischio di obesità, malattie cardiache, declino cognitivo e demenza.
Prendetevi qualche minuto, appena potete, per guardarvi questo video.
Se avete un account Pocket (un’app per salvarvi articoli o altro online) o un tool di task, salvatelo e rivedetevelo dopo. Dopo aver dormito.
Il sonno è un simbolo
Non partirò, come fa l’autore del Ted, uno scienziato che si occupa del cervello umano (quando ne trova uno funzionante, presumo), dai testicoli più piccoli di chi dorme 5 ore (!) o dei livelli di testosterone più bassi, come un uomo più vecchio di 10 anni.
Negli ultimi 10 anni, le ricerche sul cervello ci dicono che dormire serve:
a custodire e mettere al sicuro tutto quello che abbiamo imparato
ad imparare.
Il cervello che ha dormito a lungo è come una spugna secca, pronta ad assorbire, un cervello che ha dormito poco invece è ancora pieno di cose imparate il giorno prima. E non ne vuole imparare altre. Non gli va, come dicevamo.
Perché tutto questo chiacchierare sul dormire? Ora dirò una roba che scandalizzerà qualcuno di voi: dovremmo normalizzare il dormire sul lavoro?
In molti richiedono un cambio ulteriore anche sulla politica del sonno in ufficio. Non vi suonerà nuovo: alcune aziende fanno dormire in ufficio. Ci sono esperimenti che sottolineano il 2,3% di aumento di produttività grazie a sonnellini in ufficio.
E, nel nome della produttività, chiedono maggiori sperimentazioni, idee, confini ancora più confusi.
Facciamo le call a letto, in quel letto dove dovremmo dormire, perfino fare l’amore (folle eh).
Mischiamo tutto, mentre forse ci servono confini.
Il tema è questo: il lavoro ibrido ha allontanato le persone dall’ufficio, mischiando molto gli ambiti casa-ufficio. Di fatto, se la guardate dall’alto la situazione, le direttrici sono sempre due: chi vuole far tornare la gente in ufficio la vorrebbe lontano da casa, intesa come luogo di distrazioni, non produttività, non lavoro.
Chi invece ama il remote work, incoraggia una sempre maggiore commistione tra lavoro e non lavoro, ambiente lavorativo e ambiente casalingo. L’obiettivo è sempre lo stesso: togliere i confini. Senza confini chiari, l’uomo produttivo può estendere le sue ore.
Se l’articolo di cui sopra arriva a richiedere di modificare gli orari di lavoro per favorire i sonnellini e il sonno, è un fatto che già ora molti lavoratori confondano il giorno con la notte. E non parlo di chi sta su turni.
Scusatemi, ho usato il sonno come un simbolo: dormire bene, nel modo giusto, è un modo per tracciare i confini. Il tuo letto serve per dormire, la scrivania per lavorare. Per questo nel tempo sto apprezzando sempre più i giorni in ufficio. Non solo per l’aggregazione che consentono, ma pure perché tracciano un confine. Mi rendo conto se ho fatto tardi, mi rendo conto se ho dormito poco.
Con 3 bimbi, mi è comodissimo passare a casa alcuni giorni.
Con 3 bimbi, devo stare più attento a tracciare i confini. Non tra vita e lavoro. Ma tra produttività e serenità. La tentazione di considerarmi compiuto e felice solo se finisco i miei task, o sono bravo in quello che faccio è il vero luogo in cui dobbiamo combattere. La vera trincea. C’è qualcosa di definitivamente incredibile in ogni essere umano che va al di là del suo orario lavorativo, dei 4 giorni, dei sonnellini.
Di questi tempi, dovremmo ricordarcelo.
Buona giornata a todos, con una vignetta per ansiosi:
Qui sotto qualche articolo di rassegna sul tema:
Non fate affari nud*, dice The Guardian
Anche i calciatori sanno quanto sia importante dormire, e quanto sia legato alla performance
Dormire è pure una questione di suoni, ma questo non l’ho mai provato forse sono un po’ retrò
Vogue India ne fa una questione di magnesio
Dal mondo:
L’attacco dell’Iran contro Israele potrebbe avere ripercussioni su economia e aziende, principalmente a causa del prezzo del petrolio
La solitudine e la depressione sono molto sottovalutati tra gli imprenditori
C’è un progetto per tenere aperte le scuole d’estate
Un video figo per voi abbonati, 15 minuti belli densi: