Buongiorno, la storia che sto per raccontarvi va presa col beneficio del fatto che siete voi a dover ragionarci un attimo. Già ne ho parlato, ve la ripresento al volo. Eccola qui.
Il titolo mi ha colpito. Re-building. Ricostruire. Ricominciare. L’essenza di questa storia mi ha colpito. Mi ha ricordato l’intro di un libro di un sacerdote, che si chiama Don Fabio Rosini, piuttosto noto a Roma. Il libro si chiama L’arte di ricominciare, ed è un buon regalo di Natale per persone credenti, o per persone a cui volete bene e in cui credete. La quarta di copertina dice:
La vita è una serie infinita di inizi. Talvolta ripartire può diventare difficile. Addirittura si può arrivare a pensare, dopo un fallimento o una dura prova, che ricominciare sia impossibile. Questo libro dimostra esattamente il contrario: ricominciare è possibile, sempre. Certo, non è facile. Si tratta di un’arte che va appresa con umiltà e con i piedi ben piantati per terra
Sul lavoro questo è potentemente vero. Una garanzia nella vita penso ce l’abbiamo tutti: esistono i giorni brutti. Senza entrare troppo sul filosofico, in una perfetta macchina produttiva i giorni brutti non dovrebbero esistere. Certo, persino le AI spesso “sfaciolano”, perfino i tool più arditi o complessi richiedono continui aggiornamenti, correzioni. Ma l’uomo no. All’uomo di base non sarebbe consentito, nel nome della Professionalità.
Per inciso, i giorni brutti possono essere mesi, e anni. Una volta mio papà mi ha detto: c’è gente che ci rimane sotto tutta la vita. Ad una delusione d’amore. Ad una brutta bocciatura. Ad un lavoro sbagliato, o che ha preso una piega sbagliata. Ad un capo stronz*. Ci rimane sotto tutta la vita. Non ne emerge più.
🌤 L’arte di darsi priorità
L’arte di ricominciare dopo i giorni brutti, di andare oltre, è complessa. Perfino tornare al lavoro, in ufficio, lo sappiamo, dopo un lungo periodo di isolamento, sta risultando difficile. Per molti è una specie di iattura non necessaria. Prendo da questo articolo del Sole 24 ore una cosa che mi ha colpito:
Secondo quanto scrive l’imprenditore Dan Pontercraft su Forbes, la maggior parte delle persone è disponibile a fare questo sforzo per riallacciare le relazioni con i colleghi, ma il filtro si fa molto più selettivo quando si tratta di incontrare persone “esterne”, anche per la prima volta. “Legami deboli”, si chiamano, e lo sforzo fino a qualche anno fa era quello di sfumarne i confini. Perché è lì, nei legami deboli, che si nascondono i “consequential strangers”, definizione bellissima per indicare gli estranei che hanno delle conseguenze sulla nostra vita.
Per ricominciare, riprendersi, risollevarsi, ritrovare ossigeno, spesso basta una conversazione quasi casuale con un estraneo. L’altro giorno ho parlato con un collega – non mi pare legga la newsletter, quindi posso scriverlo – che con 20 minuti di call totalmente ARIA PURA ed entusiasmo e idee mi ha ridato 🔥. Passione. Estranei con conseguenze, e spesso la conseguenza è ricominciare.
Un Seo che seguo super volentieri, mai banale, dice:
Ricominciare vuol dire anche aprirsi un attimo alla contaminazione dunque. Perfino dare una chance. Agli altri, al proprio lavoro, alla propria routine, agli estranei. Perfino a te stesso. Pazzesco, se ci pensate, siamo le persone a cui diamo meno seconde chance. Andiamo talmente tanto col pilota automatico che manco ce ne rendiamo conto. Una sana indulgenza è un buon punto di partenza.
📤Uscire dai giorni brutti
Uscire dai giorni brutti spesso però non è così banale. Servono i colleghi, una parola di supporto, serve tutto. Serve amore, serve la comprensione dei superiori e serve l’entusiasmo dei vicini di scrivania con pazzesco talento.
Ma sarebbe un regalo di Natale bellissimo se, invece dei panettoni, dei gadget, e delle feste aziendali a budget ridotto si continuasse a parlare di salute mentale, di persone al centro non solo sugli annunci di lavoro e di una seria rivisitazione del concetto stesso di produttività.
Sarebbe un Natale bellissimo se il nostro vero Secret Santa fosse unire i puntini della nostra storia lavorativa, dei nostri colleghi. Per ristabilire le priorità.
L’ho raccontato qualche tempo fa: ho avuto giorni brutti, di recente, in ufficio. Decisioni complicate, rinnovi, gare, tutte le cose di fine anno molto di fretta, molte, tutte insieme. Certo, non è bastato certo un estraneo, ma un mix di cose che mi hanno sempre tenuto in piedi e che, vi confido, spero mi terranno in piedi ancora.
Se ci pensate un attimo, nell’era della produttività i giorni brutti sono bug da correggere, storture, una crisi da gestire.
Come spiega Rosini, in realtà il primo fatto da accogliere è che «non cominciamo risolti. Non partiamo già a posto. Salpiamo da poveri. Decolliamo con assetto storto». E continua: “L’inizio contiene tutto. Se tradisci l’inizio, tradisci il tutto. Se il tutto gira male, è perché stai fuori dalla mappa dell’inizio. Se vuoi ricominciare devi tornare all’inizio, e troverai quello che è vitale per te". E infine: «Le priorità sono prima dei fatti, mentre le emergenze mi arrivano addosso durante i fatti […] Le emergenze sono ansiose, dittatoriali, disordinanti, apprensive. Chi sceglie per paura sbaglia sempre. Si dice: l’ansia è cattiva consigliera. Vero. Le priorità sono pacate, sono firmamento, sono punti fermi limpidi».
Re-building.
Per superare i giorni brutti, bisogna uscire dalla logica di questa poesia di Stephen Dobyns, un contemporaneo:
Ogni cosa che faccio, la faccio a precipizio, così posso fare qualcos'altro.
In tal maniera passano i giorni...
un fondersi in corsa di carri bestiame e
l'interminabile costruire di una cattedrale gotica.
Dai finestrini in corsa io vedo
tutto ciò che amo lasciare indietro:
libri non letti, facezie non raccontate, paesaggi non visitati...
Se i giorni brutti ci sembrano così, dovremmo ripartire dalle nostre priorità. E dovremmo accettare che non siamo gli impiegati perfetti, i manager perfetti, perfino i colleghi perfetti. Ci costerà, tutto ha un costo, perfino crescere, è il capitalismo baby. Come dice un film di Nolan, uno dei miei preferiti: “È disposto a fare un atto di fede? O preferisce diventare un vecchio pieno di rimpianti, che aspetta la morte da solo?”.
Ci sarebbe molto da parlare, sulla fede. Ma cominciare con il salto del vuoto del ripartire dopo un giorno brutto, ripartendo dalle priorità, è già molto. Cercando l’ossigeno nel valore dei giorni brutti. Perché, la notizia di questo lunedì, hanno un valore a prescindere, perfino se lo disconosciamo.
Buon lunedì di libri non letti, facezie non raccontate, paesaggi non visitati.
p.s.
questo è l’articolo 💎 di oggi: trattatelo bene.