Il picco di lavoro, lo voglio, lo avrò? ⛈️
Cosa ha scoperto Microsoft qualche tempo fa, e come in realtà ci ingaggia tutti nel cambiamento del mondo del lavoro.
Ciao buongiorno a tutte e tutti,
questa è Coltura aziendale e io sono Luca Capriotti. So che forse siete quasi pronti o pronte per uscire, ma voglio disturbarvi qualche minuto partendo da un post che ho trovato su LinkedIn, che mi regala sempre qualche spunto. Sarà perché si tratta di un social che parla di lavoro, e questa è una newsletter sul mondo del lavoro.
A proposito, qui su Telegram mando la newsletter o news sul mondo del lavoro. Se vi iscrivete, possiamo parlarne meglio.
Torniamo a LinkedIn (questo è il mio profilo, a proposito). Non lo usate VERAMENTE per trovare lavoro vero?
Perché non è la sua funzione primaria, secondo me.
Comunque, non volevo parlare di LinkedIn ma di questo post:
Prima un po’ di contesto, Cosmico mette in contatto grandi aziende e liberi professionisti, non siamo a mezzi, li conosco di nome e per ora non ci lavoro insieme (anche se alcuni colleghi lo fanno, proficuamente).
Detto ciò, il Triple-peak-day è un tema molto interessante, come lo è quello dell’orario di lavoro.
Io su questo sono abbastanza netto: secondo me è sbagliato tenere acceso il computer oltre l’orario di lavoro (a meno che tu non sia un freelance, in tal caso le regole d’ingaggio cambiano), a meno di non avere una mentalità imprenditoriale, o di essere in un periodo di picco lavorativo.
Il problema è che lo fanno spesso dipendenti, spesso senza essere retribuiti per il disturbo.
L’altro problema è che viviamo in un’epoca in cui il picco lavorativo è la norma.
Questo è il link a Microsoft che racconta come i ricercatori del colosso US hanno individuato questa tendenza.
La domanda che viene posta è ovviamente consequenziale:
"Si pone la domanda: "Si tratta di flessibilità o di lavoro che invade gli orari personali di qualcuno?". "
Shamsi Iqbal, Microsoft Research e Viva Insights
La ricerca parte dall’utilizzo della tastiera del PC, che scopre come il 30% dei lavoratori, uno su tre, ha questo picco, meno intenso degli altri due, in serale. Tutto viene sintetizzato in questo simpatico grafico colorato:
Il terzo picco è quella gobbetta notturna.
Cito dalla ricerca:
"I lavoratori non sono isole", afferma Iqbal. "In questo momento non si può dare per scontato che tutti i membri del team siano disponibili nella fascia oraria 9-5, o che gli altri vogliano collaborare quando si lavora al di fuori del normale orario di lavoro". Queste aspettative sono dure a morire. L'ampia ricerca di Iqbal sulla posta elettronica e su altre applicazioni di messaggistica rivela che la maggior parte delle persone sente il bisogno di rispondere alle interruzioni digitali nel momento stesso in cui arrivano. "Penso che si debba reimpostare l'aspettativa e rendersi conto che la maggior parte delle informazioni, a meno che non siano urgenti, possono aspettare una risposta", dice Iqbal.
Come vedete, tanti temi: la fascia lavorativa tradizionale, specialmente con il lavoro ibrido, è probabilmente superata. La nostra idea di separazione tra lavoro (ufficio) e casa (tutto il resto) è del tutto sconquassata dai grandi movimenti del mondo del lavoro.
Questo crea un paradosso: da una parte, le aziende vogliono far tornare i dipendenti in ufficio e comunque trovare nuove forme di controllo.
Dall’altra, l’unica cosa che veramente NON vogliono controllare è il concetto di tempo, il time management, e la prioritizzazione delle notifiche e dei task.
Nessuno insegna MAI una netiquette sull’urgenza o meno delle risposte, su quali siano urgenti o meno, e ci sono sempre progetti complessi che richiedono risposte ora e subito.
E se non ci sono, allora inventiamo pure un’urgenza, emergenzializziamo il lavoro, così le ultime barriere vengono giù.
Il tutto, chiaramente, senza un reale accompagnamento in termini di benefit, o semplicemente di stipendio.
Un bel quadro direi.
Il tema qui è piuttosto importante, perché riguarda proprio il concetto di lavoro, di concentrazione. Di cosa si intende per vita felice, in ultima istanza.
Ci sono persone felici quando, alle 23.30, ti mandano una mail. Il solo invio li rende soddisfatti, come se, in un’ipotetica corsa ad ostacoli, avessero guadagnato metri su di te, sul resto del mondo.
Ci sono persone che hanno necessità proprio di lavorare dopo cena. Sono troppo piene di task, non sono state in grado di gestirli, l’azienda non li ha messi in condizione di gestirli.
Ci sono persone, infine, che si concentrano meglio in certe ore. Io ho un picco di concentrazione alle 18. Se dovessi staccare alle 18, mi sentirei come un erogatore di benzina che butta il prezioso combustibile a terra, invece di far carburare un’automobile. Immagine veramente orrenda e non ecosostenibile, ne convengo, scusate.
Come dicevo, il tema è etico, e non vale la classica risposta che ci diamo sempre: DIPENDE. Oppure, se ti senti libero così, fai pure. Non vale perché questo avrebbe senso in un mondo ideale, senza personalità invadenti, narcisistiche, intrinsecamente violente, o semplicemente dopate di lavoro. O infelici, se preferite. Siccome esistono, allora DIPENDE e SE SEI FELICE FALLO diventa sinonimo di “finché non mi rompono a me, che mi frega”. Proprio il classico atteggiamento da tana dell’Ancystrus, il mio pesce “pulitore”. Che per inciso non pulisce l’acquario, ma lo terraforma, rompe le piante, crea buchi e tane. Gli altri pesci pensano: pazienza, mica mi morde. E invece, alla lunga, la morte delle piante potrebbe pure ucciderli.
Forse la cosa corretta sarebbe: il tuo picco di lavoro deve essere asincrono. La modalità asincrona, ovvero ti scrivo senza pretendere risposta, dovrebbe essere la base. Allora, in quel caso, possiamo pure pensare di prendere in considerazione la terza gobbetta.
Non permettere al mio pesce pulitore di rovinarti la giornata oggi,
buon caffè
p.s.
Il titolo viene da questa poesia di Pessoa:
Voglio, avrò
di Fernando Pessoa
Voglio, avrò —
se non qui,
in altro luogo che ancora non so.
Niente ho perduto.
Tutto sarò.
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