Ciao buongiorno a tutte e tutti. Scusate se oggi vi porto nel bel mezzo di una vecchia diatriba che riguarda un videogioco di calcio, anzi IL videogioco di calcio che si è mangiato l’intero settore, FIFA della EA Sports (che non si chiamerà più FIFA, ma questa è un’altra storia). Per anni i player di tutto il mondo hanno discusso di una roba che si chiama Momentum. Nello specifico per anni hanno creduto che l’intelligenza artificiale del gioco, in certe partite contro l’AI, a prescindere dalla caratura della squadra incontrata, la facesse sembrare fortissima, buggata, imbattibile. Una squadretta diventava forte come il Real Madrid.
La EA Sports, ovunque, compreso il Forum ufficiale, ha negato l’esistenza di un’intelligenza adattiva che voleva vincere a tutti i costi, fino a chiudere qualsiasi conversazione sul Momentum (sì, sui forum la libertà di parola è una cosa spesso poco considerata). Hanno smesso di ascoltare storielle sul momentum. Hanno smesso di ascoltare i loro player. Troppo assurde le idee, troppo complottiste le teorie, o semplicemente il muro contro muro ha creato incomunicabilità.
Se ci pensate, questa roba succede anche in azienda. Abbiamo tutti il nostro Momentum: una difficoltà pazzesca che non riusciamo a superare, una persona insopportabile che ci fa impazzire, qualcosa che ci costringe a terra, annaspante. Che in definitiva ci sconfigge. I giocatori di FIFA sono assolutamente convinti che il Momentum esista.
ok, c’è stata pure una causa legale in California, poi abbandonata, perché non ci sarebbe modo di provare l’esistenza di una DDA, un’aggiustamento dinamico della difficoltà, e nemmeno script ad hoc, anzi EA avrebbe fatto parlare i querelanti con ingegneri, progettisti, genialoidi vari, tutti con la stessa risposta: NO MOMENTUM.
Anche noi siamo assolutamente convinti che quella difficoltà, quel task, quel progetto, quel collega sia assolutamente folle e fuori scala e del tutto sproporzionato alle nostre capacità. Ma, come dice questo video,
Cavolo, il Momentum è imbattibile, è come i boss di fine livello di Dark Souls II, o Mr Bison, se mi permettete un’altra citazione videoludica. O il gigante enorme dell’Attacco dei Giganti. Insomma quello che volete: peccato che, dall’altra parte, nessuno ascolti. Sembra una puntata famosa di Rick e Morty, quando l’unica disposta ad ascoltare un Rick trasformato in cetriolo è una psicoterapeuta:
Questo succede perché stiamo perdendo la capacità di ascoltare, che è una delle basi di una buona e sana relazione, come si dice in questo Ted Talk, che potete ascoltare qui sotto
O vedere qui
Per ascoltare usiamo dei pattern interessanti: nel casino riconosciamo i nostri nomi, o distinguiamo un rumore fisso e bianco da uno improvviso o allarmante. Abbiamo una serie di filtri, che usiamo inconsapevolmente, e che certificano in un certo senso cosa è reale, e degno di attenzione per noi, e cosa no.
Il mondo rumoroso in cui viviamo, la difficoltà di percepire un reale vantaggio nell’ascoltare (ora che possiamo registrare) ci sta rendendo ascoltatori orrendi anche in ufficio.
Ma più basso, voliamo più in basso: hai 10 slide da raccontare in una presentazione, sei carico, concentrato, te le ripeti e… non senti nulla di quello che viene detto prima. Sei tu il tuo Momentum: il tuo perfezionismo, la tua sindrome del primo banco ti ha fatto perdere relazioni precedenti, momenti umani. E rischi di fare la figura del disattento, o peggio dell’incompetente.
SAPER ASCOLTARE 🎧
Saper ascoltare non è una roba banale. Ci hanno scritto fior fior di libri, quello che vi consiglio ha questa copertina devo dire originale:
Si chiama Samurai Listener, e l’autore, Nickerson, identifica nell’acronimo ARE U PRESENT le parti principali dell’ascolto, cito:
Consapevolezza: Iniziate con la consapevolezza di base. Togliete la faccia dal telefono e smettete di pensare a quello che farete più tardi.
Ricezione: Siate disposti a ricevere nuove informazioni. Potete essere presenti, ma la vostra mente può essere chiusa. Lasciate andare le opinioni e siate disposti ad abbandonare i vostri pregiudizi.
Coinvolgimento: L'impegno implica un'equità di tipo "back-and-forth", come in una partita di ping-pong. "Io parlo, tu parli", dice Nickerson.
Comprensione: Ascoltate con l'intenzione di interpretare ciò che l'altra persona sta dicendo. Raggiungete un punto di comprensione in cui entrambi parlate la stessa lingua, sia in senso figurato che letterale.
Persistenza: Essere disposti a mantenere la rotta e a non lasciare che la mente vaghi. Se vi annoiate e vi stancate, insistete per mantenere la vostra attenzione.
Risoluzione: Concludete la conversazione con i punti di partenza e i passi successivi. "I leader sono persone che fanno", dice Nickerson.
Emozioni: Rispettate l'esistenza delle emozioni e il loro ruolo. "Le emozioni possono lavorare per voi o contro di voi", dice Nickerson. "Riconoscete il loro ruolo e imparate a discernere il loro effetto sulla vostra capacità di ascoltare gli altri".
Sensi: Utilizzate gli altri sensi per aiutarvi a ricordare. Cercate indizi del linguaggio del corpo o anche un potenziale bluff nell'altra persona.
Ego: cercate di escludere il vostro ego dalla conversazione. Un leader umile può ascoltare più facilmente perché non mette in relazione il proprio ego con il successo.
Nervi: Cercate lo stress o la tensione, che possono ostacolare la capacità di ascolto.
Tempo: entrare in contatto con il ritmo dell'oratore. Non essere in sintonia con il suo modo di parlare può rendere difficile l'ascolto.
Nel Ted si parla di posizione di ascolto: trovate un piccolo trick fisico, una posizione precisa che per voi vuol dire concentrazione e ascolto. Un ottimo trucco per imbrigliare la nostra mente, e portarla proprio fisicamente dove vogliamo noi.
Allora, io sono un pessimo ascoltatore. Ho un ego sproposito, di solito penso che il mio Momentum sia l’unico che conta, e in generale ho difficoltà a percepire come intelligenti le cose che dicono gli altri. Lo sono, lo so, ma ho l’asticella alta da quando sono piccolo. Ok, ora la confessione l’ho fatta, vi dico come faccio personalmente:
cerco di arrivare al punto. Non lascio che la mia mente divaghi, ma la esercito per cercare di capire cosa dice il mio interlocutore, ma soprattutto l’impalcatura che c’è dietro le sue parole, il non detto.
Cerco di non distrarmi. Ho la testa molto vorace, si gira di continuo in cerca di cose interessanti. Concentrarla verso un’unica fonte vocale non è sempre facilissimo, ma è un utile esercizio. E se vedo che mi distraggo, provo a riportarla in focus una, due, tre volte. Un ottimo esercizio.
Cerco di ammirare le altre persone. per tutti i motivi di cui sopra, negli anni ho sviluppato la capacità di ammirazione. Per non diventare uno stronzo irrecuperabile, sono diventato una groupie degli altri. Ammirare gli altri è un ottimo modo per ridimensionare il proprio momentum, e apprezzare il valore intrinseco delle altre persone. Le loro qualità, non i loro punti noiosi. I loro apporti, non il loro modo sconclusionato o palloso di dire le cose. Non tutti sono fighi, ma tutti lo sono, se visti bene. Devo dire che ho idea che, su questa base, Gesù abbia fondato un’intera bimillenaria religione. L’idea che gli altri, perfino gli ultimissimi, i ritardatari, gli inguaribili pezzi di merd siano persone a cui avvicinarsi, a cui tendere la mano, l’ho sempre trovata super radicale, mi ha sempre attratto tantissimo e la ritengo uno dei pochi motivi che mi renderà sempre attraente la compagnia di altre persone.
Cito ancora da qui:
L'ascolto è importante anche perché tutte le persone vogliono amore e rispetto; vogliono passare del tempo con persone che ascoltano. "I bravi ascoltatori tendono a essere promossi", dice Nickerson. "Non c'è sensazione più bella di quando qualcuno ascolta. Non solo attenzione, ma anche ascolto".
Qualche trucco per ascoltare meglio e memorizzare ancora meglio lo trovate qui, non fatevi scoraggiare dal tizio capellone, le cose che dice sono valide universalmente. Questo è uno dei trucchi mnemonici più banali, ma la cosa più importante non è applicarlo sull’imparare le capitali del mondo, ma nel ricordare le conversazioni importanti:
Ok, prima di chiudere un buon ascoltare fa anche questo, e cito da qui:
I buoni ascoltatori tendono a dare suggerimenti. Un buon ascolto comprendeva invariabilmente un feedback fornito in un modo che gli altri avrebbero accettato e che apriva strade alternative da considerare. Questo risultato ci ha in qualche modo sorpreso, poiché non è raro sentire lamentele sul fatto che "Tal dei tali non ha ascoltato, è intervenuto e ha cercato di risolvere il problema". Forse i dati ci dicono che il problema non è la capacità di dare suggerimenti, ma l'abilità con cui questi vengono dati. Un'altra possibilità è che siamo più propensi ad accettare suggerimenti da persone che riteniamo già buone ascoltatrici. (Una persona che rimane in silenzio per tutta la conversazione e poi interviene con un suggerimento potrebbe non essere considerata credibile. Chi sembra combattivo o critico e poi cerca di dare consigli può non essere considerato affidabile).
Vi regalo un ultimo articolo, solo per chi è arrivato fino a qui, è il nostro 💎 di oggi, cliccate sull’immagine per leggerlo, è del The Guardian e vale tanto:
E con questo siamo pronti e pronte per questo lunedì, buona giornata!
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Qui solo per voi, un piccolo estratto invece di questo altro articolo gioiello, un prontuario su cosa fare e cosa no:
Dos
Clear your mind
Turn off your phone (or put it away)
Turn away from monitors
React in the moment
Don'ts
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Plan your answers in advance
Multitask
Think about your upcoming schedule
Qui invece come lavorare bene con me, cioè un cattivo ascoltatore.
E infine un bel post LinkedIn
https://www.linkedin.com/pulse/poor-listening-sends-off-bad-impressions-heres-how-melissa-rosario/