Il lavoro ibrido non sta fallendo come dicono
Lo stanno facendo fallire semmai, a colpi di vecchiume.
Buongiorno a tutte e tutti, questa è Coltura aziendale, l’unica newsletter che non ha paura del lunedì mattina. Solo un po’.
Avrei voluto parlare di un lungo articolo-inchiesta dell’Espresso sul mondo in cui lavoro, quelle delle agenzie creative, di comunicazione. Sugue la prima ondata di polemiche, cose schifose e sessismo uscita prima dell’estate. Ne parlo dopo, ma teniamocelo qui, perché è una cosa che mi sta a cuore.
Ah, l’articolo 💎 di oggi sta in fondo, dovreste leggere tutto per arrivarci.
Oggi partiamo da una bella analisi sul lavoro ibrido di uno dei guru di questa modalità lavorativa esplosa in Italia durante il Covid, il professor Nicholas Bloom, celebre economista di Stanford con un taglio di capelli piuttosto pop.
Mette insieme alcuni dati molto fighi sul lavoro ibrido. Oramai il 25% delle aziende ha scelto il lavoro ibrido e, secondo Bloom, non bisogna troppo credere alle voci (molto insistenti in Italia, chissà come mai) del ritorno in ufficio. Ci sarà un effetto simbolo Nike: dopo un picco, una risacca (un mezzo stop, qualche passo indietro insomma) e poi l’ennesima impennata. Per una serie di motivi:
il primo di natura economica: il mondo della Silicon Valley si sta muovendo nella direzione del lavoro ibrido, sta lavorando per favorirlo dal punto di vista tecnologico in molti modi diversi;
I giovani (che brutto scrivere così, lo so) oramai sono entrati in un mondo del lavoro che è ibrido, e per loro l’ufficio ha sempre meno senso. Per quanto io creda, già scritto, che vedersi sia importante, in realtà siamo sempre meno a credere che vedersi TUTTI I GIORNI abbia un effettivo valore (se non sulla conoscenza degli altrui guardaroba). Per i giovani il lavoro ibrido vale come un aumento dell’8% dello stipendio;
Cito sul guadagno delle aziende:
Anche le aziende ci guadagnano. Gli studi dimostrano che il lavoro ibrido può ridurre il turnover dei dipendenti del 30-50%, oltre a risparmiare sui costi d’ufficio e consentire alle aziende di sfruttare meglio il mercato globale dei talenti. In effetti, le aziende americane hanno registrato profitti record nel 2022 e l’economia americana ha visto la crescita annuale della produttività del lavoro accelerare dall’1,2% nei cinque anni precedenti la pandemia all’1,5% da allora . Naturalmente ci sono molti fattori in gioco, ma l’impennata del lavoro a distanza è un potenziale contributo a questa rinascita della produttività.
Le lamentele piuttosto stucchevoli di molti manager sulla diminuzione di produttività individuale dei lavoratori da casa dovrebbe far riflettere sul concetto di lavoro che hanno (e di controllo, e di dominio, e di tirannia). In realtà, se la produttività individuale diminuisce, la riduzione dei costi fa aumentare quella aggregata (aziendale) e dunque la diminuzione individuale viene assorbita del tutto.
In realtà, pure sulla produttività le aziende nostrane prendono una bella cantonata:
Le aziende italiane sottovalutano l’aumento di produttività associato al lavoro ibrido, a discapito della propria crescita e della employee retention. Ma lavoro ibrido si traduce per il nostro Paese in importanti opportunità di crescita che non si stanno però concretizzando. La fotografia è scattata da una nuova ricerca che Ricoh Europe ha commissionato ad Opinium.
Secondo i business leader italiani, in un contesto ibrido la produttività delle persone aumenta in media del 3% e questo equivale a 5 miliardi di euro aggiuntivi per l’economia italiana, rispetto a quanto avveniva con le modalità di lavoro pre-pandemia.
Uno studio sempre del buon Bloom parla di un aumento di produttività del 4% al minuto. Il mix di vedersi in ufficio, e affrontarne il casino e la contaminazione positiva, e lavorare da casa potenzia tutte e due le modalità lavorative.
Di fatto, l’85% dei dipendenti preferirebbe il lavoro ibrido, mentre il 52% dei decision maker spingerà a breve per farli tornare in ufficio. Cito ancora:
Gli uffici continuano a rappresentare luoghi essenziali per la collaboration e per lo sviluppo di una solida cultura aziendale. Gli spazi devono però essere concepiti per promuovere la condivisione delle idee e la creatività, anche grazie a tool digitali grazie ai quali interagire anche con chi lavora da remoto. Con le attuali difficoltà che caratterizzano il mercato del lavoro, ignorare le esigenze dei dipendenti è assolutamente impensabile.
Impensabile. Ma non in Italia. Lasciamo questo argomento con questa immagine che dice tanto:
1 tool + tips
Tool che sto testando di questi tempi? Beh, ve ne dico uno su Teams, il nostro amico-nemico che ci consente di chiacchierare, schedulare riunioni, arrabbiarci con lui e molto altro.
Caposaldo di tecnologie che post Covid ci sembrano irrinunciabili, in realtà Teams ha tutta una parte usata molto meno, quella galassia di app collegate.
Da un po’ di tempo (tipo da giovedì scorso) sto studiando come automatizzarlo un po’. Sono un grande fan di Zapier, ma devo dirvi che Power Automate dentro Teams si difende eccome.
Per ora sono riuscito a farlo impallare, dicendo di mandare un messaggio che contenesse una parola X in una chat, in cui una volta trovata la parola X doveva quindi scrivere lo stesso messaggio dell’inizio. Un circolo infinito di messaggi, che ho dovuto interrompere. Fa un sacco di cosine con AI, tipo analizzare il sentiment delle mail che arrivano, o attivarsi con la parola X (il primo Flow che vedete nello screen).
Provatelo, anzi se lo sapete usare ditemi come si può ottimizzare e cosa.
1 articolo di The Atlantic: A Knockout Technique for Achieving More Happiness
Visto che il lavoro ibrido ha molto a che fare con la felicità, un riassunto di un articolo di The Atlantic che parte da Mike Tyson:
Mike Tyson può vantare 50 vittorie, di cui 44 per KO, e solo sei sconfitte.
Nonostante il successo nel pugilato, Tyson è stato afflitto da crisi, relazioni fallite e problemi legali, tra cui accuse di violenza domestica e quasi tre anni di prigione negli anni '90 per violenza sessuale.
Tyson ha realizzato i suoi obiettivi di ricchezza e fama, ma è sempre sembrato che la felicità gli sfuggisse.
Questo fenomeno, chiamato "Paradosso di Tyson", riguarda il sacrificio della felicità per raggiungere gli obiettivi desiderati.
Spesso ci aspettiamo che raggiungere un obiettivo ci porti una felicità duratura, ma in realtà tendiamo a tornare al nostro equilibrio emotivo precedente.
La ricerca mostra che concentrarsi su obiettivi intrinseci, come divertimento, piacere e relazioni, porta a una maggiore soddisfazione nella vita.
Ho un'ultima lezione da offrire sugli obiettivi; deriva da un vecchio proverbio buddista Zen riguardante un giovane monaco il cui monotono lavoro nel monastero si riassumeva in quattro parole: tagliare la legna, trasportare l'acqua. Sognava di raggiungere il tipo di illuminazione posseduto dai monaci più anziani. Un giorno chiese al suo maestro, un monaco anziano con una “natura di Buddha”, di dirgli come sarebbe cambiata la sua vita quando anche lui fosse stato finalmente illuminato. Il monaco anziano rifletté sulla domanda e rispose in modo pratico: "Taglia la legna, trasporta l'acqua". Una versione americana di quel proverbio potrebbe essere: Ricorda che la ricompensa per aver vinto una gara di mangiatori di torte è solitamente una torta.
Vi metto qui un frame di un discorso di Federer, uno dei più grandi tennisti di tutti i tempi, al nostro Fognini:
Gli dice: costringilo a giocare un grande colpo, accettalo, e vai avanti.
Anche questo ha molto a che fare con la felicità.
Le novità del mondo del lavoro in Italia 🇮🇹
Arriviamo al tema che mi sta a cuore: purtroppo per molti mesi la vicenda delle agenzie pubblicitarie, degli episodio di sessismo, delle chat volgari e le molestie si è come assopita. Un articolo dell’Espresso ha spaccato di nuovo le nubi chete che sempre avvolgono gli scandali se non se ne parla più (in Italia siamo maestri nel fingere di aprire le finestre, fingere di cambiare aria, richiudere come prima).
L’articolo rimette in mezzo altre agenzie anche molto grandi (dopo We Are Social, ora tocca tra le altre a M&C Saatchi)
Non vi metto gli screen dell’articolo (ho ancora un basilare rispetto delle norme di copyright) ma l’articolo contiene talmente tante cose ributtanti, che se solo la metà fossero vere (e lo sappiamo che lo sono) ci sarebbe da fare una serie riflessione, non quei canali lavacoscienza dove si può denunciare e basta.
Bisogna rimbombare di corsi seri, fatti bene, parlarne tanto, e soprattutto non sentirci innocenti. Io non mi ci sento mai, figurarsi su queste cose. L’intera industry dovrebbe chiedersi se stiamo facendo abbastanza. E la risposta è no.
Dall’estero 🔴
Negli Stati Uniti è terminato lo sciopero, il primo e storico, degli autori televisivi e di Hollywood, stretti tra AI e compensi sempre più tagliati dalle immense piattaforme streaming. Hanno ottenuto qualcosina, la vittoria è stata molto celebrata, ma si tratta di un tema solo all’inizio, su molti fronti.
Ok, tra i tanti usi dell’intelligenza artificiale e della tecnologia nel lavoro, questo è strano parecchio.
Molto da
comunque.Detto ciò, direi che possiamo salutarci, augurandoci di non dover ululare come un lupo scaccia-orsi in ufficio oggi. Già sarebbe qualcosina, a presto!
p.s. visto che siete arrivati fino a qui, ecco l’articolo 💎 di oggi, direttamente da Il Tascabile, sulle nuove narrazioni sul mondo del lavoro.
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